Allattamento al seno, elemento chiave della salute materno-infantile

Barbara Mangiacavalli, direttore sociosanitario, socia dell’eClub 2050

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La salute materno-infantile

La salute materno-infantile è da sempre un’area prioritaria della salute pubblica perché tutti gli eventi che ruotano “intorno” alla nascita sono riconosciuti a livello internazionale tra i parametri più appropriati per valutare la qualità dell’assistenza sanitaria di un Paese.

In quest’ottica uno degli elementi cardine della salute materno-infantile è l’allattamento al seno: da qui la scelta di farlo diventare il tema della mia relazione.

La sua rilevanza è indubbia, basta pensare che più di 820 mila bambini e 20 mila mamme potrebbero essere salvate ogni anno grazie all’allattamento al seno. Questi sono i dati che aprono lo speciale di The Lancet del gennaio scorso dedicato proprio al tema dell’allattamento. Nello specifico l’attenzione viene focalizzata sulle conseguenze sulla salute materno-infantile a breve e a lungo termine, sui trend mondiali sull’allattamento, sui fattori determinanti per l’allattamento, sull’efficacia degli interventi di promozione, sull’impatto degli investimenti.

Dai lavori presentati nello speciale emergono in maniera inequivocabile gli effetti positivi dell’allattamento al seno sia per il bambino che per la madre e le conseguenze, per entrambi, di un mancato allattamento.

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L’allattamento

Di fatto come sottolineato da Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, che cita proprio i lavori di The Lancet, “L’allattamento non è solo il primo presidio efficace di un bambino contro la morte ma rappresenta anche l’investimento più duraturo nel tempo, dal punto di vista delle sue competenze fisiche, cognitive e sociali. Le donne e i bambini che non hanno vissuto l’allattamento vanno incontro a un rischio maggiore di mortalità e morbilità”.

Ancora, “l’allattamento protegge contro le infezioni infantili e le malocclusioni, migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio, contiene le probabilità che nei bambini si sviluppino sovrappeso e diabete. Le donne che allattano risultano essere più protette contro il rischio di sviluppare un tumore al seno e potrebbero esserlo anche contro il cancro ovarico e il diabete di tipo 2”.

Promuovere quindi e sostenere l’allattamento è di fondamentale importanza e questo richiede l’intervento e l’impegno congiunto e integrato di tutti i professionisti della salute.

Nonostante le evidenze a supporto degli effetti dell’allattamento su madre e bambino, i dati sullo stesso non soddisfano gli standard internazionali: nei Paesi ad alto reddito, tranne qualche eccezione, l’allattamento viene mantenuto per un tempo inferiore a quello auspicato – i primi 6 mesi di vita – e nei Paesi a medio/basso reddito solo il 37% dei bambini al di sotto dei 6 mesi viene allattato esclusivamente al seno.

Nel nostro Paese, nonostante le sollecitazioni, del programma d’azione europeo “Protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno in Europa”, alla messa a punto di criteri standard per il monitoraggio e la valutazione dell’allattamento ma anche delle attività dei servizi socio-sanitari in tal senso, non esiste un sistema di monitoraggio nazionale sulla prevalenza dell’allattamento secondo quanto definito dall’OMS.

Secondo quanto riportato nel 5° Rapporto di aggiornamento della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2011 – 2012, circa il 90% delle madri inizia l’allattamento in ospedale ma alla dimissione il numero delle madri che allatta si riduce: in alcuni contesti la percentuale è al di sotto del 30%. Solo in alcune strutture, quelle classificate come “Ospedali amici dei Bambini” che promuovono l’allattamento al seno secondo il decalogo OMS/Unicef, la percentuale di madri che allattano al momento delle dimissioni si attesta intoro all’80% con picchi del 100%.

Va segnalato però che nel nostro Paese solo il 5% dei bambini nasce in Ospedali amici dei Bambini (7° Rapporto di aggiornamento della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2013 – 2014) e che ancora molto è il lavoro da fare per promuoverlo in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale (8°Rapporto di aggiornamento della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2014 – 2015).

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Gli Ospedali amici del Bambino

Di fatto il decalogo OMS/Unicef elenca le misure, di seguito riportate, che ogni struttura deve dimostrare di aver adottato e di rispettare per essere riconosciuta “Ospedale Amico dei Bambini”:

  1. Definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario.

  2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo.

  3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno.

  4. Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario.

  5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati.

  6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica.

  7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale.

  8. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento.

  9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento.

  10. Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.

E’ indubbio che per la loro realizzazione e mantenimento è necessario il coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari (infermieri, medici, ostetriche, ginecologi, pediatri, farmacisti, amministratori), a partire dalla definizione di una politica aziendale orientata all’adozione degli standard previsti dall’Unicef e alla successiva definizione di protocolli specifici per garantire una buona prassi e elevati livelli di assistenza.

L’azione deve essere sinergica, continua, congiunta, multidisciplinare e sistematicamente valutata per riuscire a favorire comportamenti sociali positivi nei confronti dell’allattamento, rimuovere le barriere strutturali e sociali che impediscono e/o lo rendono difficoltoso e monitorare in modo standardizzato gli interventi realizzati.

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Riferimenti sitografici

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