Saper condividere per convivere

di Valentina Agnesi, imprenditrice, Socia del Rotary eClub 2050

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Non ereditiamo il mondo dai nostri antenati, lo prendiamo in prestito dai nostri figli

(proverbio del popolo Navajo).

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Qualche anno fa, in occasione di una mia visita negli Stati Uniti, ho avuto la possibilità di conoscere un membro del popolo Navajo che mi ha riferito il proverbio riportato sopra, le cui parole, nonostante siano trascorsi anni da quel giorno, mi sono rimaste scolpite nel cuore.

Invece di chiederci che cosa avrebbero potuto fare gli altri per noi, dovremmo domandarci che cosa possiamo fare noi per coloro che abiteranno il nostro Pianeta in futuro, che cosa possiamo fare ora, oggi per esso.

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Fenomeni come il cambiamento e l’evoluzione hanno da sempre caratterizzato la Nostra Storia (con Nostra intendo la storia di tutti gli esseri viventi), l’unica differenza risiede nel fatto che, oggi, tutto accade più velocemente. Volare non è più un sogno per poeti e scrittori poiché in un batter d’occhio è possibile raggiungere Paesi di cui in passato si ignorava persino l’esistenza, con un semplice click chiunque può mettersi in contatto con persone che risiedono all’altro capo del Globo e non bisogna più affidare i propri messaggi a segnali di fumo o a emissari a cavallo (anche se, ad essere sincera, questi ultimi erano probabilmente più rapidi ed affidabili di tanti servizi postali del giorno d’oggi).

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In un siffatto scenario, conoscere e entrare in contatto con il diverso non è più una possibilità o una scelta riservata a pochi coraggiosi, ma una necessità e, mi sento di sostenere, un obbligo. E’ diventata ormai una rarità e un’impresa incontrare un autentico inglese per le strade di Londra, agli indirizzi più prestigiosi delle capitali di tutto il mondo fioriscono ristoranti etnici di ogni tipo (è ormai un must utilizzare con graziosi svolazzi le bacchette in un ristorante giapponese evitando di macchiare le tovaglie inamidate con l’insidiosa salsa di soia), gli studenti che aderiscono ai progetti di scambio internazionali non sono più un’eccezione.. e questi sono solo esempi di quanto i popoli, le persone, le civiltà siano ormai entrate in armonia in un fantastico e variopinto mosaico.

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Scambio, movimento e incontro tra culture, modi di vivere e di pensare diversi, per quanto

oggi sia certamente più rapido e facile, sono fenomeni che si sono verificati sin dal lontano passato. Ed è proprio iniziando a guardare alla Nostra Storia che è possibile capire quanto l’apertura verso il diverso, la cooperazione, lo scambio e la condivisione siano importanti.

Tra il XV e il XVII secolo, i Conquistadores si sono battuti per portare gran parte dell’America centrale e meridionale sotto il dominio della corona spagnola. Bernal Diaz del Castillo, cronista della spedizione di Hernán Cortés del 1519, scriveva che gli spagnoli erano “venuti per servire Dio, il Re e anche per diventare ricchi” in Historia verdadera de la conquista de la Nueva España. Nessuna apertura, nessun dialogo, nessuna voglia di conoscere l’altro, ma soltanto una continua e costante ricerca del proprio interesse personale, hanno portato allo sterminio di civiltà incredibilmente avanzate che avrebbero potuto insegnare e trasmettere tanto (basti pensare che già all’epoca gli indios effettuavano operazioni sul cranio mentre ai medici occidentali non era permesso studiare il corpo umano) e che, secondo alcuni, avevano accolto Hernán Cortés pensando che si trattasse di Quetzalcoatl, il controverso dio serpente piumato che finalmente faceva ritorno.

Un destino simile hanno sofferto gli abitanti delle regioni americane settentrionali, i popoli che risiedevano in Sud Africa prima dell’arrivo dell’uomo bianco.. tutti esempi di quanto sia stato perso in termini di vite umane, conoscenze, progresso e in nome dell’avidità, della mancanza di apertura al dialogo, della voglia di conoscere il diverso e, anzi, della paura di esso.

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Allo stesso tempo, la Nostra Storia, ci fornisce chiari esempi di quanto la tolleranza, l’apertura verso ciò che non si conosce e la condivisione di risorse, così come di pensieri e di opinioni, possa essere proficua e altresì diventare la base per la creazione di una grande civiltà. L’epoca d’oro islamica, il periodo storico che intercorre tra il Califfato abbaside e la conquista mongola di Baghdad del 1258, costituisce un chiaro esempio di quanto l’incontro tra diverse culture e modi di pensare sia importante per il fiorire di arte, cultura, medicina e scienza. Le nuove conoscenze sviluppatesi sulla scorta della tradizione greca, romana e persiana, l’istituzione della Casa della Saggezza a Baghdad ove studiosi mussulmani e di altre religioni sintetizzavano e traducevano in arabo la conoscenza degli antichi romani, cinesi, indiani, persiani, egiziani, greci e bizantini, testimoniano quanto la mancanza di pregiudizi abbia giovato a una civiltà che, in poco tempo, divenne un centro intellettuale multiculturale.

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Mentre nel lontano passato i contatti tra i diversi popoli avvenivano grazie ai mercanti, alle conquiste militari e a coloro che, armati di un incredibile coraggio, decidevano di spingersi al di là del mondo conosciuto, oggi, con le nuove tecnologie in continua e costante evoluzione, ciò avviene più rapidamente e la distanza tra popoli, continenti e Paesi è diventata irrisoria. Se la rivoluzione francese si è distinta per il celebre motto Liberté Egalité Fraternité, la rivoluzione della globalizzazione, a cui assistiamo noi oggi, ci deve trasmettere valori quali Responsabilità Diversità Solidarietà.

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A questo devono tendere i giovani e coloro che hanno il compito di educarli: viaggiare ricercando un continuo e costante confronto culturale spogliandosi delle lenti deformanti del pregiudizio, non avere paura dell’ignoto, godere dell’avventura perché, come sostenne Ivan Illich, chi ha imparato a scuola a misurare l’accertabile, avrà difficoltà a sondare nella vita tutto ciò che non sia immediatamente misurabile. E’ sempre più importante sviluppare e aiutare a sviluppare una coscienza planetaria in cui le diversità non ci dividono, ma ci uniscono riconoscendo il proprio e l’altrui diritto alla sopravvivenza. Ciò deve essere inteso in senso lato, riferendolo ad ogni essere vivente che popola il nostro pianeta, non considerandoci superiori ad alcuna creatura che popola questa meravigliosa e variopinta Terra perché anche dal mondo animale (di cui non bisogna dimenticare che anche noi facciamo parte) abbiamo tanto, tantissimo da imparare.

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“Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare sé stesso”. Sulla scorta di questa affermazione di Lev Tolstoj, penso che l’unico modo per cambiare veramente il Mondo consista nel modificare il nostro atteggiamento nei suoi confronti. Ritengo altresì che il rispetto verso il nostro Pianeta debba partire, in primo luogo, dal rispetto per sé stessi, per le proprie tradizioni e valori, da cui deriva il diritto a proteggere la propria individualità e retaggio culturale e ad opporci a coloro che vogliono privarci della libertà di essere noi stessi all’interno delle nostre case.

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Socrate ha sostenuto di essere “un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo” e su un Pianeta dove, grazie alle sempre più avanzate scoperte scientifiche, siamo tutti vicini di casa, la condivisione è tanto importante quanto il rispetto di regole e l’esigenza di protezione.

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Il Mondo è nelle nostre mani e condividere per convivere e, soprattutto, sopravvivere, non è più un’opzione, ma una necessità.

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