Assicurare l’acqua, garantire la vita

Gian Francesco Peloso, docente universitario in Geologia Applicata, P.P. e socio del R.C. Belgioioso Sant’Angelo Lodigiano (Distretto 2050), insignito del riconoscimento Rotary International Service Above Self Award.

La disponibilità di acqua è stata ed è la principale discriminante tra la ricchezza e la povertà di un popolo e spesso tra la vita e la morte degli individui: la sua scarsità

quali quantitativa è la principale causa di morte sul nostro pianeta.

Siamo tutti custodi, non padroni, di un così indispensabile elemento di vita.

 

Quando ci laviamo le mani non è facile capire il valore dell’acqua; tale elemento, infatti, non ha un valore quantificabile ed uniforme dappertutto, ma cambia da luogo a luogo in relazione alle diverse disponibilità.

 

     In pratica, solo una minoranza dell’umanità può permettersi di far scorrere l’acqua dal rubinetto quando si lava, tutti gli altri devono far coppa con le mani per raccoglierne qualche goccia !

 

     Nel 1955 il Governo messicano presentò una richiesta di prestito agli Stati Uniti. Diversamente da quanto avvenuto a seguito della crisi del peso verso la fine del 1994, questa volta il Messico non chiedeva dollari, ma acqua: circa 2,8 milioni di m3 da prelevare dal Rio Grande. Il Governo degli Stati Uniti, che pochi mesi prima aveva concesso al Messico un prestito di 20 miliardi di dollari, negò la concessione dell’acqua, preoccupato che tale prestito potesse lasciare gli agricoltori texani senza le necessarie scorte idriche.

 

    L’episodio è una chiara dimostrazione del fatto che l’acqua sta diventando, anche in paesi con grandi disponibilità, una risorsa sempre più preziosa; d’altra parte, l’aumento della popolazione mondiale richiede sempre maggiore consumo di tale risorsa.

 

     Oltre due terzi della superficie terrestre sono ricoperti d’acqua, ma solo il 2,5 % di questa è dolce. Ed il 99,5 % dell’acqua dolce non è disponibile essendo intrappolata nelle calotte polari e nei ghiacciai, o contenuta in serbatoi sotterranei difficilmente sfruttabili. A tale proposito, un tipico esempio è rappresentato dal notevole quantitativo d’acqua presente nel sottosuolo del Nord-Africa, e in particolare del deserto del Sahara, ove si trovano riserve per 15,3 bilioni di m3, sfruttabili solamente con la costruzione di lunghissimi e costosissimi acquedotti colleganti le zone di estrazione con i possibili fruitori.

 

     Pertanto, anche ove vi è risorsa, essa può essere di difficile sfruttamento o mal distribuita. Nelle comunità rurali dell’Africa e dell’Asia le donne ed i bambini spesso devono dedicare molte ore della loro giornata per procurarsi acqua, dovendola attingere da fonti molto lontane dai loro villaggi. Ovviamente, questa situazione da un lato priva le donne della possibilità di utilizzare il loro tempo in altre attività a sostegno della famiglia, e dall’altro non permette ai bambini di frequentare la scuola, innescando, così, un ciclo di povertà difficile da interrompere.

 

     Un altro aspetto da considerare è il fatto che non dobbiamo dimenticare che la risorsa idrica si muove all’interno di un ciclo chiuso (l’acqua evapora dalle superfici degli oceani, dei mari, dei laghi, del suolo; si condensa nell’atmosfera e ritorna sulla terra sotto forma di precipitazione meteorica) ove nulla si crea e nulla si distrugge. Questo significa che la quantità d’acqua dolce rimane praticamente stabile nel tempo e, pertanto,  noi abbiamo attualmente a disposizione un quantitativo di tale acqua praticamente uguale a quello di cui potevano disporre, milioni d’anni or sono, i primi rari abitanti della terra. L’acqua, quindi, sta diventando una fonte “esauribile” di vita.

 

     Su scala mondiale, è l’agricoltura il maggior consumatore della risorsa idrica: infatti essa utilizza circa il 65 % di tutta l’acqua prelevata da fiumi, laghi e falde sotterranee, contro il 25 % dell’industria ed il 10 % destinato agli usi civili. Occorrono circa 1.000 tonnellate d’acqua per produrre una tonnellata di grano e la popolazione mondiale, nel suo complesso, consuma, direttamente o indirettamente (tramite i prodotti animali) una media di poco più di 300 Kg di grano pro capite all’anno. Pertanto, produrre grano a sufficienza per i circa 90 milioni di persone che si aggiungono ogni anno alla popolazione del pianeta richiede un’ulteriore disponibilità annua d’acqua pari a 27 miliardi di m3: una quantità corrispondente a circa la metà della portata annua media del Fiume Giallo. Ipotizzando che i consumi medi globali rimangano uguali a quelli attuali, nel 2025 sarà necessaria, rispetto ad oggi, una quantità aggiuntiva d’acqua pari a più di 7 volte il flusso annuo medio del Nilo, e malgrado ciò, 3 miliardi di persone non avranno acqua potabile a sufficienza; già oggi la scarsità della risorsa colpisce 1 miliardo e 300 milioni di persone.

 

        Un adulto può sopravvivere settimane senza cibo, ma il corpo umano può resistere solo pochissimi giorni senz’acqua; e un numero sempre più preoccupante di persone lotta quotidianamente per averla.

 

    Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la mortalità legata alla carenza d’acqua ed alle malattie causate dal consumo di acque non potabili ammonta a circa 30 milioni di persone all’anno, cioè il doppio delle morti dovute all’Aids, e un quarto di queste sono bambini.

 

    La disponibilità e la qualità della risorsa idrica è, pertanto, strettamente connessa con altri due grandi problemi che, seppur in diversa misura, affliggono gran parte dei paesi del così detto “terzo mondo”: lasalute e la fame.

 

     La conseguenza di tutto ciò è che, in molte parti del mondo, è oramai in atto, seppur sotterranea, una vera e propria “guerra” legata allo sfruttamento delle acque dolci superficiali, cioè quelle più facilmente sfruttabili. Tale guerra nasce dal fatto che oltre 250 spartiacque attraversano i confini politici di almeno due continenti. In Africa, in Asia e nel Medio Oriente si creano tensioni per l’amministrazione e l’utilizzo dell’acqua di fiumi e laghi. Chi ha diritto di proprietà sulle acque del Tigri o dell’Eufrate: la Turchia situata a monte o l’Iran, l’Iraq e la Siria ubicate a valle di tali fiumi ? E come può essere sfruttato il Nilo da parte dell’Egitto visto che il bacino di tale fiume appartiene, a monte, a otto Nazioni: Randa, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya, Uganda, Etiopia e Sudan,  tutte assetate d’acqua ?

 

    Al IV Forum Mondiale dell’Acqua, tenutosi a Città del Messico nel mese di Marzo del 2006, sono riemerse tutte le contraddizioni tra Paesi ricchi e Paesi poveri a proposito del diritto, sancito dall’ONU, al libero accesso per tutti i popoli all’acqua potabile in quantità sufficiente e di qualità adatta.

 

    Attualmente, l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei Paesi poveri è quello di giungere ad una disponibilità di 35 litri/giorno per abitante (il quantitativo ideale sarebbe di 50 l/g), a fronte dei 7 l/g del 1981 e dei 18 l/g del 2000; ma il deficit di tale disponibilità è, un molti Paesi, enorme. A questo proposito ricordiamo, ad esempio, che tale deficit è del 54 % in Senegal, del 62% in Kenya e ben del 76 % in Somalia e dell’80 % in Sudan. A fronte di queste situazioni corre l’obbligo di ricordare che nel nostro Paese il consumo medio giornaliero pro capite è di 250 litri/giorno !

 

     A causa della carenza idrica 50 milioni di persone, entro il 2010, saranno condannati a diventare dei “rifugiati ambientali” nel senso più vero del termine, in quanto saranno costretti ad abbandonare le proprie terre alla ricerca di condizioni di vita più favorevoli. Già oggi, secondo la Croce Rossa, vi sono più “rifugiati ambientali” che rifugiati a causa di eventi bellici. Il problema è che, a differenza delle vittime dei conflitti politici e sociali che hanno accesso ad assistenza, aiuti finanziari, cibo, ripari e ospedali, i rifugiati ambientali non sono ancora riconosciuti dalle convenzioni internazionali e vengono lasciati al loro triste destino.

 

     Rifacendoci a quanto riportato nella Carta Europea dell’Acqua promulgata dal Consiglio d’Europa il 6 Maggio 1968, possiamo concludere che:

 –  non c’è vita senz’acqua; essa è un bene prezioso, indispensabile per tutte le attività umane;

 –  l’acqua non è un bene economico come qualsiasi altro; essa è strettamente legata alla vita e               questa non può essere trasformata in merce;

 –  l’acqua non ha confini; è una risorsa comune che necessita una cooperazione internazionale;

 –  le risorse d’acqua dolce non sono inesauribili; è indispensabile tutelarle e usarle con parsimonia.

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