Il Natale ed il Rotary

Enzo Cossu, avvocato, Governatore del Distretto 2050 nelle annate 1987-88, 1993-93, 1995-95, socio del RC Brescia Franciacorta Oglio (Distretto 2050).

Il Natale è tra tutte la festa della gioia perché, almeno nell’animo dei cristiani, essa ricorda e celebra la nascita di Gesù Cristo che scese dal cielo sulla terra per combattere il male ed i peccati, nonché per enunciare quei sacri principi che erano basilari per consentire che l’uomo fosse libero e felice e che, soprattutto, provasse amore per il prossimo.  

Noi rotariani, (anche se alcuni di noi non compartono la fede cristiana) abbiamo principi molto simili a quelli enunciati da Gesù Cristo, che ci inducono a lottare contro tutti i mali, in ispecie contro la violenza, la schiavitù, l’oppressione e i vizi più inumani. Ci spingono inoltre a diffondere idee fondamentali per assicurare che in tutto il mondo regnino pace, libertà, fratellanza e amicizia.

Mi auguro che mi vorrete indulgere se torno a ripetere che noi rotariani sempre continuiamo a solennizzare il Natale soprattutto perché Gesù Cristo visse sulla terra la sua breve, ma veneranda vita per divulgare il sublime messaggio dell’amore.

Grande cosa è l’amore: procura un forte bene a tutto, rende leggero ogni peso e regge senza mutarsi al continuo cambiamento delle cose, senza contare che contribuisce a che tutti noi accettiamo con animo sereno anche le vicende più dolorose. L’amore predicato da Gesù è stato ed è ancora oggi nobile e spinge a desiderare la perfezione nonostante le perfidie morali e materiali che da sempre minacciano e aggrediscono l’umanità.

Niente è dell’amore, più dolce, più forte, più alto.

Mi sovviene che, secondo un pensiero di Alexandre Dumas, il vero amore è un ardente oblio di ogni altra cosa.

E in nome di quell’amore noi del Rotary siamo assolutamente convinti che è necessario svegliare le coscienze affinchè tutti conoscano e soprattutto sentano i terribili drammi di coloro che hanno perso tutto.

Mi riferisco in particolare agli esseri umani che vivono (anche se sarebbe più esatto dire che “vegetano”) in paesi di estrema povertà o retti da feroci tiranni, anche se non escludo che pure nel mondo cosiddetto civilizzato vi siano a volte gravi situazioni di stenti e di avversità. Noi, ma con noi tutti quanti hanno un nobile cuore, devono aiutare quelle genti a ricostruire le loro vite, le loro case, le loro famiglie, il loro lavoro.

È al mille per cento necessario salvare dalla tragedia il maggior numero possibile di esseri umani, specie i più giovani che sono fragili e privi di salvaguardia.

Occorre anche precisare che più importante è l’amore con cui si agisce che non l’opera stessa. Chi sente amore non agisce solo per sé, ma per chi ne ha bisogno.

E penso che tutti voi sarete d’accordo con me se affermo che più di ciò che compiremo varrà la filantropia che ci anima. Affermò infatti una volta il grandissimo giornalista Indro Montanelli: “Nessun uomo è perfetto. Però ci sono sentimenti e propositi perfetti”.

Tutto dunque dipende dal nostro esempio e dalla fermezza delle nostre iniziative. E il nostro fine è creare, o almeno suggerire, un ordine di cose tale che si determini un’universale tendenza verso il bene, verso la giustizia, verso la fratellanza e l’amicizia tra tutti i popoli. Questi principi sono semplici: appartengono più al cuore che all’intelligenza.

Però è altrettanto vero che non dovremo mai cessare di lottare, non dovremo mai perdere nemmeno un attimo. Nel corso di un rapporto alla Convenzione Nazionale il 19 vendemiaio dell’anno II (il 10 ottobre 1793) Louis Antoine Saint Just, l’Arcangelo della Rivoluzione Francese disse: “Quelli che vogliono compiere il bene devono riposare soltanto nella tomba”.

E finalmente, se opereremo con autentica e profonda coscienza, in un giorno forse non lontano, tutti gli abusi saranno vinti e la comprensione di ogni male recherà il bene.

In conclusione noi confidiamo che ciò che c’è di buono nella mente e nel cuore di tutti noi rotariani alla fine prevarrà sulle forze del male. Inoltre vi ricordo che dovremo lottare sempre, e non soltanto nelle settimane natalizie, perché non avrebbe senso esser solidali soltanto durante alcuni, pochi giorni.

Chiudo le mie brevi parole ricordando un passo di un’omelia che pronunciò alla vigilia di un Natale il grande e indimenticabile papa Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II°: “I poveri e gli infelici di tutto il mondo sono vostri fratelli e sorelle. Pertanto dovete dividere con loro ciò che possedete, e non solo dar loro quanto per voi è superfluo”.

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