L’acqua e l’arte

Giovanni Patrucchi, responsabile della Sezione Lomellina di Italia Nostra, ispettore onorario per i Beni Storici Artistici della Lomellina. 


L’Acqua, tanto diffusa in natura e tanto indispensabile per la vita umana, non poteva non essere un soggetto privilegiato nelle raffigurazioni realizzate dall’uomo. Modesti artisti e grandi talenti si sono ispirati all’Acqua lasciandoci una molteplicità di opere, tanto da rendere arduo se non impossibile trattare in modo esauriente il tema dell’Acqua nell’Arte. Abbiamo scelto per il nostro calendario un’opera conosciuta, l’Acqua in questo dipinto è il punto di partenza per una raffigurazione intrisa di significati.

Sin dai primordi l’uomo preistorico, che viveva a diretto contatto con la natura considerò assolutamente importanti poche cose, collegate tutte ai quattro elementi: l’Aria, il Fuoco, la Terra e l’Acqua. Elementi che anche con l’evoluzione mantennero il loro primato, assumendo connotati simbolici a volte sacri. Tra questi elementi è l’Acqua ad essere più radicata nella speculazione simbolica in quanto collegata all’origine della vita e quindi presente nelle pratiche religiose delle più disparate culture, legata alla storia del genere umano, allo spartiacque fra la vita e la morte, tra la creazione e il nulla assoluto, tra il principio e la fine.

E’ l’Acqua il composto più diffuso in natura: la Terra su cui viviamo, per il 71% della sua superficie è coperta di Acqua, e il nostro organismo ha come costituente principale l’Acqua che rappresenta mediamente il 70% del suo peso.

E’ tanto indispensabile per la vita umana, che da sempre è stata oggetto di rappresentazione da parte dell’uomo, ispirando il suo interesse nei diversi campi della civiltà: nella mitologia, nella letteratura, nella musica, nel teatro, nell’arte in genere. E’ nelle arti figurative che troviamo il riscontro più diffuso e variegato dei modi di esprimere i molteplici significati ispiratori che dall’Acqua scaturiscono. Moltissimi sono gli artisti che per le loro creazioni si sono ispirati all’Acqua spesso oggetto principale della rappresentazione, più sovente spunto per una raffigurazione metaforica fatta di simbologie.

Trattare dell’Acqua nell’Arte sarebbe impresa ardua se non impossibile proprio per la vastità degli argomenti, e il formulare tanti concetti che finirebbero per innestarsi fra di loro, ci porterebbe lontano e comunque al di fuori del tempo e dallo spazio che ci è concesso.

Meglio forse fare qualche esempio concreto e poi in conclusione descrivere un’opera d’arte che abbiamo scelto non a caso: una raffigurazione pittorica che partendo dall’Acqua s’inserisce con prepotenza nelle vicende umane e sociali della nostra terra.

Uno degli argomenti più trattati nell’arte è senz’altro il “Battesimo di Cristo”. Scultori e pittori vi si sono dedicati con risultati diversi, anche se l’iconografia è abbastanza consueta e standardizzata. Come recitano i Vangeli, la scena è compresa entro un paesaggio riposante e senza tempo: Cristo è immerso nelle acque del Giordano e riceve sul capo l’acqua lustrale dal Battista; così ha descritto quel momento evangelico Lorenzo Ghiberti in una delle formelle del Battistero di Siena, così Piero della Francesca nella tavola oggi alla National Gallery di Londra, così Leonardo, Masolino, Mantegna, Perugino; e l’elenco potrebbe continuare a lungo. L’Acqua in queste raffigurazioni è intesa come fonte di vita, elemento purificatore che rigenera.

Sempre con il medesimo significato troviamo Botticelli con il capolavoro “La Nascita di Venere”, oggi conservato agli Uffizi di Firenze. Il dipinto rappresenta Venere nata dalle acque del mare sopra una conchiglia. Se il nostro sguardo è captato dalla bellezza delle figure che animano la composizione e dall’insieme del paesaggio raffigurato, certamente non può sfuggirci il significato della presenza determinante dell’Acqua del mare che anche qui vuole simboleggiare l’origine della vita. Il soggetto trattato da Botticelli, legato alla mitologia, ebbe molte versioni nell’arte fin dall’antichità; ricordiamo anche “Venere che emerge dal mare” dell’Altare Ludovisi, oggi al Museo di Palazzo Altemps di Roma e risalente al V secolo a.C.

Dalla Bibbia trasse invece spunto Michelangelo quando dipinse nella volta della Cappella Sistina nei Palazzi Vaticani il “Diluvio Universale”.  In questo episodio   ci sono uomini che cercano di sfuggire alla furia dell’Acqua che porta la morte travolgendoli e sommergendoli. L’Acqua diventa qui l’oggetto della punizione divina, simboleggia la morte. L’Acqua dunque come vita e morte, principio e fine.

Con l’evolversi delle correnti e dei movimenti artistici, anche gli artisti trovarono altre fonti di ispirazione, meno legate alla cultura classica o religiosa. Specialmente nell’arte moderna e contemporanea troviamo dipinti dove l’Acqua resta sì sempre uno dei soggetti privilegiati, ma sembra, a volte, essere soltanto il mezzo per realizzare una composizione accattivante per l’osservatore, con intenti puramente naturalistici. Prendiamo ad esempio la serie delle “Ninfee” di Claude Monet; composizioni emozionanti per la perfezione, i colori e le luci della natura che sembrano dall’artista imprigionati nella tela così, come presi dalla realtà. Ma in queste tele ci sono solo la grande abilità di Monet e la sua intenzione di fare dei bei paesaggi con acqua e fiori? Certamente no. E una giusta chiave di lettura ce la danno due visitatori che nel 1918 entrarono nello studio di Monet per vedere le sue Ninfee, “ un panorama fatto d’acqua e ninfee, di luce e di cielo. In quell’infinità, acqua e cielo non avevano ne inizio ne fine. Ci parve d’essere presenti a una delle prime ore della nascita del mondo”. Ancora l’Acqua origine della vita: il principio.

A conclusione di questa breve esposizione sull’Acqua nell’arte, per forza di cose abbastanza disomogenea e comunque lontanissima da presunzioni esaustive, abbiamo scelto come illustrazione  per il mese di maggio del nostro calendario la riproduzione di un’opera di Angelo Morbelli, pittore divisionista, realizzata nel 1894 col titolo “Per 80 centesimi”, oggi conservata al Museo Borgogna di Vercelli , strettamente legata alla civiltà rurale e al mondo del lavoro  agricolo delle zone risicole tra Piemonte e Lombardia e della Lomellina.  Il riso che prende vita dall’acqua e nell’acqua giunge a maturazione per diventare risorsa primaria per la vita di tante popolazioni.

La tela raffigura alcune mondine immerse nell’Acqua sino alle caviglie, piegate nel duro lavoro del trapianto del riso, le mani sporche di fango, il corpo con ogni probabilità tenacemente molestato dalle zanzare. La composizione pittorica è incentrata sulle figure in primo piano, viste di schiena nell’atto ripetitivo e snervante della messa a dimora delle giovani piantine nell’Acqua che sarà per loro la vita, una ad una, sull’ampio appezzamento della risaia a perdita d’occhio, senza un filo di cielo nell’alto orizzonte.  L’Acqua è in primo piano, con i barbagli dorati del sole che riflette le figure umane, quasi automi senza speranza di riscatto dal duro lavoro compensato con 80 centesimi. Il titolo dell’opera allude infatti alla paga giornaliera di ciascuna di esse. Un tema sociale che fu caro al pittore e di grave denuncia per quei tempi. L’Acqua ancora una volta intesa come fonte di vita e di morte.

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