Un’esperienza di scambio giovani

Carlotta Ghigi, stilista di biancheria intima.

 

Mi chiamo Carlotta e sono figlia di un rotariano. Questo mi ha dato la possibilità di fare esperienza all’estero in due distinte occasioni, entrambe espressione dell’amicizia rotariana.

Nel 1994, ventenne, ho fatto un viaggio in California partecipando al programma di scambio giovani, quando mio padre era presidente del club Rimini Riviera. Avevo scelto gli Stati Uniti, ma non una destinazione specifica e la fortuna ha voluto che ci fosse un abbinamento di massa fra giovani della California e giovani italiani.

George, il mio ospite rotariano, viveva nell’Orange County, in una tranquilla cittadina da telefilm (molte cose in America sono da telefilm). Sua figlia Tracy, che normalmente viveva con la madre, si trasferì per quel mese in casa del padre e sua moglie, così eravamo entrambe in un certo senso delle ospiti. Ricordo che una delle prime cose che mi chiesero fu se conoscevo la parola “divorzio” per spiegarmi la loro situazione famigliare. Effettivamente per me era una realtà non dico sconosciuta ma sicuramente diversa.

Tracy aveva un lavoro part-time in un supermercato con cui si manteneva all’università (anche se erano le vacanze estive) quindi c’erano giornate in cui passavo la mattinata o il pomeriggio da sola ma, data la mia età, una modica quantità di indipendenza era appropriata. Per passare il tempo andavo al centro commerciale (un chilometro a piedi), giocavo con i gatti o guardavo la TV per arricchire il vocabolario. Ma la grande scoperta fu internet. Ai tempi in Italia era raro avere un indirizzo internet e io in California usavo le chat-room.

Per il resto del tempo mi immersi nella loro vita famigliare e sociale, imparando ad apprezzare le cose che ci differenziavano e raccontando la mia normalità, che Tracy avrebbe presto sperimentato. Mi trovai veramente bene, e tutt’ora considero George e Tracy la mia famiglia americana.

Alla partenza per l’Italia, Tracy ed io ci unimmo agli altri ragazzi che facevano il viaggio di ritorno, cominciando la tappa successiva in cui avremmo ricambiato l’accoglienza nelle rispettive famiglie italiane. Una delle ragazze americane non si era trovata bene nell’abbinamento e aveva cortesemente rifiutato l’ospitalità nella famiglia italiana, così ho chiesto ai miei genitori se era un problema ospitare due ragazze invece di una e loro hanno accettato con entusiasmo, così ho potuto offrire a Suzanne l’opportunità di unirsi a noi per il soggiorno italiano.

Ė sicuramente stato più complicato mettersi d’accordo in tre su come passare le vacanze, ma sia Tracy che Suzanne, pur essendo molto diverse fra loro, sono riuscite a convivere pacificamente per il resto del soggiorno. Non siamo mai riuscite a capire cosa potesse essere successo in California, nė mai lo sapremo perché Suzanne si rifiutò di spettegolare.

Durante la tappa Italiana abbiamo anche avuto l’occasione di raccontare la nostra esperienza ai rotariani del club di mio padre. La cosa che ricordo più vivamente è lo sguardo terrorizzato delle mamme riminesi, al solo pensiero di lasciare i loro figli in custodia a famiglie che non cucinano o non mangiano tutti insieme. Che magari si riuniscono come famiglia sul divano, invece che intorno alla tavola. Ma durante un’esperienza del genere bisogna essere aperti alle diversità di realtà lontane dalla nostra. Non ė il villaggio turistico dell’Alpitour dove è tutto italiano anche se si ė all’estero. Si va per fare un’esperienza e poi raccontare sé stessi, imparando a conoscersi dal punto di vista di un estraneo.

Con Tracy il rapporto è continuato in via epistolare e poi su Facebook, e quando mi ha invitata al suo matrimonio ho organizzato un viaggio in America per poter partecipare.

La seconda esperienza l’ho vissuta nel 1998, quando decisi di iscrivermi all’università di Leicester, in Inghilterra, dove mi sarei poi laureata in Contur Fashion, diventando stilista di biancheria intima. Era l’unica università al mondo che offrisse questa specializzazione e volevo tanto poterne frequentare i corsi. Avrei dovuto trasferirmi per i tre anni del corso ma non sapevamo da dove cominciare per trovare una sistemazione; così a mio padre è venuta l’idea di inviare una e-mail al presidente del Rotary Club De Montfort, club che aveva lo stesso nome dell’università, quindi in teoria doveva essere nei pressi della mia facoltà. Chiedevamo informazioni per vagliare le varie opzioni, ma la risposta di Valerie, membro del club, arrivò in poche ore e fu strabiliante: “può venire a stare con noi!”. Senza conoscere niente di me mi accolse nella sua casa come amica rotariana. Non credo che questo si possa considerare un comportamento comune. Non chiese nemmeno al marito se era d’accordo, mentre gli uomini del club tentennavano ad offrire aiuto perché dovevano prima parlarne con le rispettive mogli. In effetti Valerie e il marito David sono una coppia piuttosto anticonformista, ma lo spirito che animò la loro offerta fu l’amicizia rotariana e quella consapevolezza che avere gli stessi valori è di per se già un legame. Quando Valerie disse a David che avrebbero ospitato una ragazza italiana di 24 anni, David si inginocchiò e disse al cielo: “Thank you God”.

Una delle loro figlie viveva con loro mentre faceva la specializzazione in ospedale, e l’altra era all’università di Sunderland. Durante i due mesi che ho passato con loro mi hanno trattata come un membro della famiglia.

Decisi di comprare casa, invece che affittare, e Valerie e David mi aiutarono a trovare la soluzione migliore, mi consigliarono sui vari passi burocratici da svolgere e mi presentarono un avvocato di fiducia perché mi seguisse nelle pratiche legali per l’acquisto.

Una volta indipendente ho comunque mantenuto un forte legame con i mie “genitori inglesi” e spesso li visitavo nei week-end o li invitavo a cena nella mia casetta. Mi hanno fatto da tutor per i 3 anni dell’università e anche dopo, quando mi sono trattenuta per lavoro, e sono stati un aiuto importante nella mia nuova vita all’estero. Poi loro sono andati entrambi in pensione e si sono trasferiti in Francia, mentre io sono ancora qui in Inghilterra, 17 anni dopo. Ho anche conosciuto mio marito, tramite Valerie e David, al doppio matrimonio delle loro figlie a cui David (mio marito) ed io eravamo ospiti. Naturalmente abbiamo ricambiato l’invito in occasione del nostro matrimonio, che si è celebrato in Italia, a cui Valerie e David sono venuti insieme alla loro famiglia.

La mia esperienza di viaggi fatti con il Rotary è stata ottima. Mi vanto di aver avuto la disposizione d’animo giusta per sperimentare realtà diverse, ma la famigliarità del Rotary è stato un ingrediente importante che mi ha consentito di vivere queste esperienze in tranquillità, anche per i miei genitori che mi sapevano lontana ma in buone mani. Forte di queste esperienze mi sento di consigliare ai rotariani di sfruttare queste opportunità che il Rotary mette a loro disposizione, perché per i loro figli possono essere una bella occasione di crescita.

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