Finanza ed etica possono coesistere?

di Pietro Sganzerla, Dirigente bancario, socio dell’eClub 2050

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Partiamo da una definizione condivisa di “Etica”. Termine derivante dal greco antico èthos, “carattere”, “comportamento”, “consuetudine”. Disciplina che studia i fondamenti razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi, secondo un ideale modello comportamentale. Il grande filosofo greco Aristotele scrive di etica e sull’etica; lo scopo dell’etica aristotelica è la realizzazione di ciò che è il bene per il singolo individuo. Egli non pensa che il fine dell’etica sia il raggiungimento del bene assoluto come lo intendeva Platone, di quell’idea del bene supremo principio della realtà e del mondo delle idee e quindi estraneo alla vita pratica dell’uomo. Tuttavia il bene supremo è alla portata dell’uomo con il conseguimento della eudaimonia, la felicità, che si può conseguire solo quando questa è autosufficiente, nel senso che la felicità, ad esempio, non può essere la ricchezza poiché questa è un mezzo da utilizzare per altri fini. Per Aristotele la felicità deve essere qualcosa di desiderabile per sé stessa, e questa è solo «l’opera (o attività) propria dell’uomo» cioè l’esercizio di quella facoltà che caratterizza l’uomo, l’attività razionale, un agire pratico secondo la ragione, che però arrecherà felicità solo se compiuto in modo eccellente. Per l’uomo quindi la felicità sarà l’esercizio eccellente di opere conoscitive e pratiche della ragione. Diverse correnti di pensiero come lo stoicismo o l’epicureismo attribuiscono all’ Etica significati diversi: per gli stoici l’etica consiste nel conformarsi alle leggi della natura, che per l’uomo si traducono nel vivere secondo ragione; il cosmo è retto da un ordine razionale e l’uomo può entrare a far parte di questo ordine tramite le virtù dell’autocontrollo, dell’ascetismo e del distacco dalle passioni; per gli epicurei invece, la natura è indifferente all’uomo, essa non può né salvarlo, né danneggiarlo. Essi vivono la natura come qualcosa di causale, per cui non distinguono tra vizio e virtù. Le azioni dell’uomo vanno valutate in sé stesse, per la loro immediata fruibilità. Il criterio di misura attraverso cui giudicare le azioni è il piacere. Anche nella cultura orientale si parla di Etica: Confucio, il cui pensiero è alla base stessa della cultura orientale, in particolare si è soffermato sull’etica e la morale. Secondo lui, la virtù deriva dall’armonia nel rapporto con gli altri. Fondamentale è anche il concetto di rén, la benevolenza, cioè la virtù di adempiere perfettamente ai doveri verso gli altri, che contiene quindi i nostri concetti di umanità, pietà, compassione. Da ciò deriva quindi la regola d’oro secondo il confucianesimo: non fare agli altri ciò che non vorremmo per noi. Più avanti nel medioevo si continua a parlare di Etica con Tommaso d’Aquino, Bernardo di Chiaravalle, Gioacchino Fiore; nel rinascimento con Montaigne, sino al 1900 con Scheler e Kant: se per Kant il discorso morale era universale proprio in quanto formale, in Max Scheler si basa su di una legge dell’individuo, su di un dover essere individuale, che non è soggettivo o relativista, in quanto è materiale cioè fondato nella sfera del sentire. Fine dell’etica è la formazione del sentire intenzionale della persona, che si articola in un preciso ordo amoris, attraverso l’esemplarità dell’altro. La finanza e l’investimento sono sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale, dell’interesse. Sempre di più si sta diffondendo una nuova cultura che mira all’investimento con caratteristiche etiche, dove l’investitore mira non solo alla speculazione ma punta su attività che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale. La borsa viene vista come un prezioso servizio all’economia di mercato quando gli investimenti non sono semplici speculazioni e manipolazioni individuali. Da pochissimo viene teorizzata la sinergia tra economia ed etica. Ciò si deve all’economista indiano, premio Nobel 1998, Amartya Kumar Sen (Professor presso la Harvard University), che sostiene che al valore della ricchezza, la quale rimane sempre un elemento base del mercato, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere. Ritroviamo i concetti di etica aristotelici ancora una volta. Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita. La qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza, ma soddisfa anche attese e valori etici. Il risparmiatore diviene così controllore delle conseguenze non economiche degli atti e delle azioni economiche. La considerazione che ne scaturisce allora é molto semplice o addirittura banale: la finanza è solamente uno strumento o un insieme di strumenti che gli uomini cercano di regolamentare secondo un etica condivisa, vista la globalità dei mercati; é invece il suo utilizzo che la può rendere etica o immorale: in quest’ultimo caso esempi negli ultimi 15 anni ne abbiamo avuti parecchi, in particolare dal funesto evento delle “twin towers”, quando Alan Greenspan inondò i mercati di liquidità. La conseguenza al fenomeno é stata una crescita economica accelerata e smisurata succeduta da un crollo dovuto all’insostenibilità del mercato della finanza fine a se stessa, scollegata dall’economia reale, che dal 2008 ha sconvolto le economie avanzate strette nella morsa del debito che questo fenomeno di grande liquidità ha portato. 10 volte il PIL mondiale é stato il valore complessivo dei contratti derivati in essere in quel momento –fonte Banca Mondiale dei Regolamenti Internazionali. Per gli scettici un controllo in tempo reale dello stato di salute delle economie mondiali lo si può fare rapidamente a questo indirizzo http://www.usdebtclock.org/world-debt-clock.html

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Vediamo le tappe storiche del movimento etico della finanza:

1928: il primo fondo di investimento Pioneer Fund di Boston propone ai privati e ai fondi di investimento religiosi dei prodotti finanziari che escludano l’industria delle armi, dell’alcool, del gioco d’azzardo e del tabacco.

1967: una piccola associazione locale comunitaria, Fight, acquistando alcune azioni Kodak, esige durante l’annuale conferenza degli azionisti la sospensione delle politiche discriminatorie di segregazione razziale adottate nel sito di produzione di Rochester.

1968: 1200 studenti dell’Università di Cornell, nei dintorni di New York, chiedono al Consiglio di Amministrazione dell’ateneo di escludere dal portafoglio finanziario dell’università le aziende che lavorano con il regime dell’apartheid in Sudafrica.

1971: La chiesa episcopale, in qualità di azionista, chiede alla General Motors di sospendere le relazioni commerciali e produttive con il Sudafrica.

1976: L’OCSE pubblica le prime linee guida di orientamento per le multinazionali, nelle quali l’idea di responsabilità sociale delle imprese fa la sua prima apparizione.

1977: Leon Sullivan, un reverendo nominato amministratore delegato di gm (General Motors), elabora in collaborazione con i dirigenti di altre multinazionali statunitensi i principi di un’etica aziendale: fine della segregazione delle razze negli edifici dell’azienda, trattamento non discriminatorio, uguaglianza degli stipendi, programma di formazione per i lavoratori di colore.

1980: Una banca americana, la Boston Bank, crea un indice finanziario che include solo aziende che non fanno affari con il Sudafrica.

Anni ‘90: compaiono i primi veri fondi etici in Italia, come il San Paolo salute e ambiente, che investe almeno il 60% in azioni di società che si occupano di riciclaggio di rifiuti e di depurazione delle acque e in società farmaceutiche come Glaxo Smith Kline, e in definitiva in settori che lavorano per lo sviluppo sostenibile e la ricerca medica.

1992: Il Social Investment Fund, uno dei primi club di investimento etico, censisce 350 risoluzioni proposte da congregazioni religiose, ONG (Organizzazioni Non governative) e fondi pensione alle assemblee annuali degli azionisti, per quanto riguarda il comportamento etico delle aziende.

1998: L’associazione “Finanza etica” presenta a Firenze il suo manifesto.

2002: L’Agenzia Europea di Investimenti Standard Ethics e le sue controllate sono il primo caso di strutture di investimento che delegano esplicitamente alle Nazioni Unite la definizione etica della propria meta-strategia di investimento, introducendo anche il principio che i vincoli agli investimenti debbano avere un carattere normativo non solo sociale. Tale vincolo viene poi esteso per la prima volta a livello statale, soprattutto per i paesi OCSE.

In Italia il dibattito circa la dimensione etica della finanza sta muovendo i primi passi, anche grazie alle novità normative introdotte con la legislazione sulle Fondazioni bancarie. Esistono, per le imprese che sono sensibili ai temi di responsabilità sociale ed investimento sostenibile che vogliono essere tracciabili oppure semplicemente vogliono difendersi da potenziali “class action”, delle vere e proprie piattaforme di certificazione del cosiddetto “rating di legalità” come ad esempio BilanciaRSI (www.bilanciarsi.it), con le quali é possibile prima di tutto effettuare un check-up e poi individuare quali passi é necessario compiere per fare l’up-grade desiderato.

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L’investimento etico consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti (azioni, obbligazioni, prestiti) condizionata da criteri etici e di natura sociale, concetto racchiuso nell’espressione Socially Responsible Investment (SRI) usata negli Stati Uniti, o Ethical Investment (EI), espressione usata in Gran Bretagna. La finanza etica é però una nozione più generica, la quale comprende anche investimenti “etici” diversi da quelli legati allo sviluppo sostenibile. Infatti rientrano nella finanza etica anche scelte di investimento basate su motivazioni religiose, ideologiche, politiche, che non necessariamente possono essere razionalmente giudicabili “sostenibili” e nell’interesse delle nuove generazioni. Uno dei modi in cui la sostenibilità si applica razionalmente all’attività finanziaria è la pratica dell’investimento responsabile. Per Investimento Responsabile (IR) si intende la pratica in base alla quale agli obiettivi tipici della gestione finanziaria, cioè l’ottimizzazione del rapporto tra rischio e rendimento in un dato orizzonte temporale, vengono affiancate considerazioni di natura ambientale, sociale o di governance (ESG – Environmental Social Governance). La grande maggioranza degli studi effettuati da soggetti indipendenti tende a dimostrare che l’investimento responsabile non comporti necessariamente rinunce in termini di rendimento, soprattutto quando non si realizzi applicando pesanti esclusioni settoriali. Occorre tener conto, però, che gli investimenti responsabili sono investimenti “pazienti”, non hanno carattere speculativo e quindi guardano a al medio-lungo termine. È verosimile quindi che riescano a dare dei rendimenti migliori in periodi medio-lunghi. Esistono anche casi di agenzie di rating etici che perseguono esclusivamente principi “terzi” e non propri, come possono essere le indicazioni provenienti dall’Unione Europea, dall’OCSE e dalle Nazioni Unite, anche sulla base di standard di qualità – una specie di ISO 9000 – approvato dalla Commissione Europea, che disciplina le procedure di analisi e di gestione dei dati, le qualifiche degli analisti e così via. Infine esistono fornitori di indici specializzati (spesso chiamati “indici etici”); sono organizzazioni che calcolano dei benchmark il cui sottostante è selezionato sulla base di criteri ambientali o sociali. Nella maggioranza dei casi, la base di partenza è rappresentata da un indice tradizionale, al quale vengono applicati dei filtri (criteri negativi e positivi) in modo da eliminare gli emittenti che non soddisfano i criteri di responsabilità sociale. La riduzione dell’universo di partenza risulterà ovviamente più o meno sensibile a seconda della severità delle politiche di SRI o ISR acronimi che indicano Investimenti Socialmente Responsabili.

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L’investitore etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell’azienda e verificare come vengano condotti gli affari. Cosa dovrà cercare allora il nostro “investitore etico” per soddisfare le proprie convinzioni in termini di sostenibilità e responsabilità sociale? L’abbiamo visto poco fa: selezionerà emittenti, gestori, fondi che seguono criteri ESG e/o fondi SRI; cercherà i singoli componenti degli indici SRI; utilizzerà piattaforme d’investimento “dedicate”. Senza avere la pretesa di essere esaustivo, ad esempio, in Borsa Italiana tra i principali fornitori di indici di sostenibilità possiamo menzionare: AXIA, ECPI, FTSE, MSCI, Stoxx, S&P, Dow Jones e Vigeo. Il 21 marzo 2016 Morningstar, gruppo internazionale specializzato nella ricerca finanziaria indipendente, ha annunciato la creazione del suo nuovo rating di sostenibilità, il Morningstar Sustainability Rating. L’obiettivo è quello di fornire una valutazione della sostenibilità di circa 20 mila fondi di investimento su scala globale. Il 24 maggio 2016 é nato FTSE4GOOD  ASEAN5 INDEX, che fa parte della più ampia serie di indici di sostenibilità. Ftse4Good, era costituito da 47 componenti con una capitalizzazione complessiva netta pari a 165,145 miliardi di dollari e un dividend yield del 3,66 %. La più grande delle società selezionate per questo benchmark pesava per il 9,01% del totale.

 Grafico Sganzerla

(cliccare sull’immagine per ingrandirla)

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Piattaforme per la ricerca di informazioni finanziarie mirate ve ne sono parecchie disponibili in rete, basta digitare nei principali motori di ricerca la sigla “magica” SRI. Personalmente oltre al sito di Borsa Italiana utilizzo:

www.lamiafinanza-green.it

www.FondiDoc.it

www.morningstar.it

E’ il libero arbitrio degli uomini che fa la differenza ed ognuno nel proprio ambito, con le proprie scelte, come sempre, può fare la differenza. Le quattro domande sono una buona guida per noi rotariani. Tutto ciò che penso dico o faccio risponde a verità? tutto ciò che penso dico o faccio è vantaggioso per tutti? tutto ciò che penso dico o faccio promuove la buona volontà? tutto ciò che penso dico o faccio é giusto per tutti?

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