Azione Professionale ed etica rotariana

Mario Greco, magistrato di cassazione a riposo, Governatore 2011-2012 del Distretto R.I. 2120, socio del R.C. Putignano (Distretto 2120).

In un periodo in cui “i valori umani, sociali, etici sembrano subire pesanti oscuramenti, con conseguenti annullamenti di deontologia, di correttezza, di sincerità nei rapporti di lavoro e di affari”, manifestare il nostro pensiero sull’Azione professionale e sull’Etica rotariana è senza dubbio più che opportuno. Tanto più che il mese di Ottobre è dedicato dal calendario del Rotary a questa che è la seconda via d’Azione rotariana. Ciascuno di noi avrà maturato una personale esperienza nell’ambito della propria attività e professione. Ma penso che prima sia bene fissare alcuni punti chiave su queste che potremmo considerare due componenti del DNA del Rotary.

L’affiliazione al Rotary, infatti, si basa sulle capacità professionali dei suoi Soci e grazie all’Azione professionale i Rotariani si fanno promotori di elevati requisiti etici, rendendosi soprattutto disponibili ad offrire la loro competenza e capacità professionale per risolvere i problemi degli altri. L’eticità, poi, dell’essere ed agire del Rotary è tutta rilevabile dal suo motto: “Service above self”, il “Servizio al di sopra d’ogni interesse personale”.

Ed è proprio l’etica (e l’etica professionale in particolare) che torna argomento centrale ogni volta che la società versa in situazioni di crisi, quale è quella che da alcuni anni affligge Paesi come il nostro. Una crisi che il dibattito dominante esamina soltanto dal punto di vista economico e finanziario, quando invece la crisi riguarda ogni ambito, pubblico e privato, familiare e scolastico, professionale e politico… E quando si sa (o si dovrebbe sapere) che dietro ogni genere di crisi c’è sempre una crisi di valori, una crisi etica. Per cui non basta cercare di trovare le soluzioni soltanto sul piano dei mercati. Lo ha detto di recente anche Papa Francesco: “La crisi non è solo economica ma affonda le sue radici in una crisi etica che mette gli idoli del potere, del profitto, del denaro al di sopra del valore della persona umana… All’interno di questa crisi c’è il fenomeno della disoccupazione, della mancanza e della perdita del lavoro… Ecco allora l’esigenza di ripensare la solidarietà non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema”…

E che il successo economico non va mai disgiunto, oltre che da una elevata competenza professionale, da una base etica, lo ha affermato sin dai primi anni ’20 il nostro fondatore, in una America alle prese di una grave recessione economica, di forti tensioni politiche e sociali, molto simili a quelle del nostro Paese. Paul Harris ha definito il Rotary “modello di vita che cerca di conciliare l’eterno conflitto tra il legittimo desiderio del proprio guadagno e il dovere di usarlo al servizio della comunità”. Un modello di vita che negli anni viene testimoniato con l’osservanza di rigorosi principi etici, quali sono quelli racchiusi nella Prova delle quattro domande, meglio specificati nella Dichiarazione degli operatori economici e dei professionisti Rotariani adottata dal Consiglio Centrale del 1989. La Prova delle 4 domande è stata la carta vincente della moralità pragmatica negli affari, giocata nei primi anni ’30, durante la “grande depressione” americana, da Herbert Taylor (Presidente R.I. 1954-55), chiamato a salvare una azienda sull’orlo del fallimento. Nei suoi quattro interrogativi (Ciò che penso, dico o faccio: risponde a Verità? È Giusto ed è Vantaggioso per tutti gli interessati? Promuove migliori rapporti di Solidarietà?), il test contiene il punto focale d’ogni dottrina morale: la capacità di riconoscere agli altri ciò che vogliamo sia dovuto a ciascuno di noi.

Ed ecco allora che in un periodo di sconforto dei mercati, di scandali finanziari a catena, di scelte politiche scellerate, di una disoccupazione giovanile definita una vera “tragedia sociale”, questo è il momento giusto per rispolverare, rilanciare con maggiore forza il codice etico herbertiano. Rilanciarlo con coraggio soprattutto al nostro esterno per contribuire ad un rinnovamento di una società in profonda crisi. Una crisi dovuta a tante cause, alcune effetto della globalizzazione ed estranee al nostro Paese, ma anche e soprattutto ad un deficit di competenza e di etica nella classe dei nostri dirigenti, dei nostri governanti, dei nostri politici, dei nostri amministratori della “res publica”.

Ed è a questo punto che sento di richiamare alcune riflessioni sui due settori nei quali ho maturato la mia esperienza di lavoro: Magistratura e Politica. Due rami della pubblica amministrazione entrambi da anni in situazioni notoriamente critiche, anche qui per le ragioni più diverse. Forse anche per mancanza di competenza e preparazione; sicuramente per poco rispetto di principi deontologici ed etici, oltre che a causa della dannosa perenne conflittualità tra Magistratura e classe politica, ciascuna impegnata a difendere più le proprie prerogative che i diritti dei cittadini. Entrambe incapaci a risolvere al loro interno serie questioni morali. In Magistratura, per esempio, c’è la questione etica dei magistrati in politica, il carrierismo, la ricerca del consenso ad ogni costo, le strumentalizzazioni della giustizia (personalmente ho risolta la prima questione con le dimissioni volontarie dall’ordine giudiziario all’inizio del primo mandato parlamentare, in coerenza alla mia proposta di legge sul divieto di rientro nelle funzioni giudiziarie per i magistrati che avessero ricoperto cariche politiche). In politica, poi, abbiamo dal 2006 un sistema elettorale offensivo di ogni minimo principio etico, perché piuttosto che al criterio di selezione della competenza e dell’onestà ha introdotto quello della fedeltà al leader, al capo. E comunque la politica di oggi è ben lontana da quella dei tempi di un don Luigi Sturzo che sulla politica ha puntualizzato: “C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia. Ed è anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra della vita pubblica. La mia esperienza lunga e penosa mi fa concepire la politica come saturata di eticità, ispirata all’amore per il prossimo, resa nobile dalle finalità del bene comune”.

La crisi di oggi è, insomma, anche figlia della mancanza di veri leader a capo del governo del bene comune. Di leader come intesi dalla cultura e filosofia del Rotary: “Non si può essere leader se non si è animati da un profondo senso dell’etica, da sani principi morali e se non si è disposti a investire tempo e fatica al servizio degli altri” (John Kenny, PI 2009-2010); “La vera leadership è tutta racchiusa in una questione di altruismo. Significa aiutare gli altri a raggiungere le loro aspirazioni, ad alleviare le loro difficoltà, in modo da farli sentire liberi” (Kalyan Banerjee, PI 2011-2012). Anche da qui l’importanza fondamentale dell’Azione professionale e dell’Etica rotariana, strumenti quanto mai necessari per la formazione di leader preparati e onesti.

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