Definizioni storiche di organizzazione aziendale comparate con il Rotary International

Alessio Cassinelli, dirigente di azienda industriale, socio del Rotary eClub 2050.

Non è molto semplice definire cosa sia un’organizzazione: è, al contrario, molto più semplice cercare di fornire esempi di organizzazioni, da cui – per deduzione – trarre di seguito una definizione del termine.
Per Henry Mintzberg, uno dei più grandi esperti di organizzazione, professore di management all’Università di Montreal, in Canada, l’organizzazione è definibile come il complesso delle modalità secondo le quali viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento tra tali compiti.
Già da questa prima definizione emergono alcune caratteristiche distintive che ritroveremo nelle successive: il concetto di “divisione del lavoro in compiti distinti” e quello di “coordinamento tra tali compiti”.
La divisione del lavoro è un argomento importante nelle teorie economiche, riguardando in genere tutte le organizzazioni umane, dalle più piccole comunità, come la famiglia, fino alle più grandi aziende nazionali. Il lavoro, infatti, è uno dei fattori della produzione e la sua organizzazione riveste un ruolo essenziale per la crescita delle società.
Secondo Adam Smith, che è considerato uno dei padri dell’economia moderna, si possono considerare due tipi di suddivisione del lavoro: la divisione orizzontale, detta anche macroeconomica, in cui il sistema economico si suddivide in diversi rami (settori o industrie) che producono beni, o gruppi di beni, diversi e la divisione verticale, in cui il sistema economico si suddivide in diverse figure professionali e il lavoro si suddivide in distinti ruoli nella produzione, cioè mansioni.
La divisione del lavoro aumenta, naturalmente, la produttività media del lavoro, ma può essere applicata estensivamente solo se è favorita da un allargamento dei mercati.
Per Edgar Schein, professore di organizzazione al MIT, Massachusetts Institute of Technology, l’organizzazione si può definire come il coordinamento razionale delle attività di un certo numero di persone, al fine del raggiungimento di uno scopo o obiettivo comune ed esplicito, mediante la divisione del lavoro e delle funzioni, e mediante una gerarchia di autorità e responsabilità.
In questa definizione si aggiungono, ai concetti di divisione del lavoro e di coordinamento visti precedentemente, caratteristiche nuove: lo scopo od obiettivo comune ed esplicito, che è poi la missione dell’Impresa, lo scopo ultimo per cui compete sul mercato, e l’idea di gerarchia di responsabilità, base fondante dell’organizzazione, da cui poi derivano organigramma, mansionari e altri strumenti che analizzeremo più avanti nel corso.
Howard Aldrich, professore di sociologia all’Università del North Carolina, punta invece l’attenzione sui concetti di ruolo e di relazioni tra dipendenti: per lui, infatti, l’organizzazione è definibile come il ruolo che i singoli dipendenti dell’Impressa devono svolgere e le relazioni che devono intercorrere tra essi, perché il coordinamento del loro lavoro assicuri un ottimale contributo al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Il concetto di ruolo è importantissimo in organizzazione, e definibile come lo spazio di attività affidato ad una persona che occupa una determinata posizione all’interno del sistema organizzativo.
Essendo un sociologo, Aldrich pone inoltre enfasi sulle corrette relazioni tra individui alla base di un elevato valore aggiunto per l’impresa: indubbiamente il valore delle relazioni è d’importanza strategica all’interno delle organizzazioni: è interessante notare come all’interno di un’organizzazione le relazioni interpersonali ma anche interfunzionali siano importantissime per mantenere un clima aziendale sereno e – conseguentemente – per mantenere una produttività di elevato livello e qualità.
Venendo, infine, a uno di massimi esperti di organizzazione aziendale italiani, Giovanni Bernardi, professore di economia e organizzazione aziendale all’Università di Padova, la definizione di organizzazione è ancora più completa: per Bernardi l’organizzazione si può definire come un sistema complesso di persone, associate per il perseguimento di uno scopo unitario, fra cui si dividono le attività da svolgere, secondo certe norme, stabilendo a tal fine dei ruoli, collegati tra loro in modo più o meno gerarchico, in rapporto dinamico con l’ambiente esterno.
Ritroviamo concetti già affrontati in precedenza, come ruolo, divisione del lavoro, conseguimento di uno scopo; Bernardi, però, pone l’accento sulle norme e sull’ambiente esterno.
Per quanto riguarda le norme, oggi si può dire che in qualsiasi ambito ci sia un minimo di organizzazione esistono delle procedure che stabiliscono il modo di agire in specifiche situazioni o come trattare determinati eventi.
Tale aspetto è così importante che esistono Enti nazionali ed internazionali il cui scopo istituzionale è quello di redigere, formalizzare, mantenere, diffondere procedure unificate, come ad esempio l’UNI, l’ente italiano di unificazione.
Per quanto, invece, riguarda l’ambiente esterno, l’arena competitiva dove l’azienda quotidianamente si confronta, la definizione di Bernardi è importantissima perché supera quelle degli altri studiosi, che si concentravano solamente all’interno dell’organizzazione, per uscire all’esterno, dove l’azienda compete, e dove è fondamentale per essa mantenersi in rapporto dinamico, cioè sapersi adattare al contesto competitivo che si evolve in modo continuo nel tempo, e adattarsi significa – per le aziende ma anche per le persone – sopravvivere.
Cerchiamo ora di costruire una definizione che – possibilmente – sintetizzi le proposte precedenti e si adatti a descrivere l’organizzazione “Rotary International”.
Possiamo, quindi, definire un’organizzazione come quell’unità sociale, cioè quel raggruppamento d’individui, che ha alcune caratteristiche ben definite: un fine, cioè uno scopo, determinato o determinabile; un certo numero di meccanismi e di procedure, atti ad assicurare che le attività svolte siano orientate a raggiungere quel fine; la possibilità di sostituire i propri componenti quando questo si riveli necessario.
Mi pare che questa definizione si possa adattare alla nostra Associazione: scopo del Rotary International è, infatti, incoraggiare e promuovere l’ideale di servizio come base delle iniziative benefiche, mentre Club e Distretti svolgono le loro attività in base alla normativa del Manuale di procedura, dello Statuto del Rotary International e del Regolamento del Rotary International, che costituiscono la struttura basilare per le regole e procedure. Per quanto riguarda la possibilità di sostituire i propri componenti, il Rotary International adotta il principio della rotazione continua delle cariche, che dovrebbe essere applicato – consentitemi una chiusura utopistica e lievemente provocatoria – soprattutto in ambito istituzionale.

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