Massimo Nannipieri, amministratore di azienda industriale, P.P. e socio del Rotary Club Livorno (Distretto 2071).
Il Leader è emerso come una persona che ha idee, valori e visioni strategiche, che guida e sa dirigere un gruppo di persone verso un obiettivo, una mission. Guidare è importante poiché, come si diceva anticamente, ”non ci sono cattivi reggimenti ma solo comandanti incapaci”.
Il leader, oggi, deve fare gruppo e coagulare comunità, fare squadra e impresa con l’organizzazione, avere competenze e senso del ruolo, decidere in condivisione ed operare in coinvolgimento e collaborazione, diffondere spirito di gruppo e di servizio.
Il leader deve saper valorizzare le idee e i progetti, suoi e degli altri, avere concretezza realizzativa multitasking, interfacciarsi e praticare dialogo e comunicazione, cavalcare i mutamenti del tempo.
Non più quindi “un uomo solo al comando”, un individualista perfezionista, ma un armonizzatore di talenti e di risorse per un avanzamento insieme. Un trascinatore, un motivatore e creatore di entusiasmo.
Al leader si richiede di tener conto di un mondo sempre più complesso, delle rivoluzioni tecnologiche in corso ma anche di quelle parallele umane e sociali; rivoluzioni non sempre visibili immersi come siamo nella quotidianità corrente. Si richiede di non navigare a vista, ma di prevedere e ipotizzare gli scenari futuri in un modello ormai global ed in un network di incontro e di scambio.
La leadership richiede competenze di eccellenza, contenuti sempre innovativi, valorizzazione dei meriti più che delle disponibilità e dei bisogni correnti, tanto impegno, determinazione, voglia di rischiare e assunzione di responsabilità, autostima e fiducia, superamento di abitudini e conformismo, convinzione e coerenza verso il progetto e la mission. Più in generale, visione in positivo ed entusiasmo verso la vita, dinamismo verso un tempo tiranno, mentalità aperta ed innovativa, formazione moderna e digitale, operare pro-active con previsioni e programmazione piuttosto che re-active come di abitudine.
All’interno di questa leadership ci sono tanti impegni e doveri che richiedono comportamento etico, un’etica che dia corpo e validità alla leadership.
Identificato validamente l’obiettivo (mission, idea, progetto), si può definire “Etica” la verifica che l’obiettivo sia rivolto effettivamente ai valori ed ai principi del Bene Comune e la scelta di perseguire tale obiettivo e tale bene comune con coerenza nel tempo e nello spazio.
Il Bene Comune può essere definito come la pratica e l’azione che antepone l’interesse generale, di tutti, all’interesse privato.
Una pratica ed una attività libera, ma armonizzata con la funzione sociale. Esempi come: tutelare la salute dei cittadini, tutelare la qualità dell’ambiente, tutelare il territorio, rispettare la produzione del reddito, smaltire i rifiuti in maniera adeguata, etc .
Il bene comune non è sempre facilmente identificabile e spesso ci possono essere interessi sociali e generali in contrasto fra loro (vedi il Piano del Paesaggio in Toscana in conflitto con la produzione agricola e l’estrazione del marmo). Inoltre il concetto può avere una sua variabilità e maturazione nel tempo e nello spazio (vedi la produzione di energia nucleare).
I requisiti etici correlati alla leadership che subito balzano in evidenza sono quelli comportamentali della legalità e delle regole rispettate, della trasparenza e correttezza, della onestà. La corruzione, il crimine, le mafie e le camorre distruggono le mission, gli obiettivi, i progetti economici e sociali, scientifici e culturali, oltre che la vita civile di un gruppo, di una comunità.
La trasparenza e la tracciabilità sono sempre più una responsabilità della leadership ed hanno il potere dell’esempio.
Il malaffare spesso è radicato nella società come costume ed abitudine generalizzata. Serve allora il coraggio e la volontà di un cambio culturale non solo di gruppo, ma per intere comunità e nazioni.
L’etica dell’onestà e della correttezza non è buonismo o filantropia, ma obiettività, realismo di convivenza, giustizia sociale.
L’importanza dell’obiettivo da raggiungere non giustifica mai l’adozione di mezzi e criteri non legali, non corretti, non etici.
Vincere sì, con la tanta determinazione e con il tanto impegno sempre necessari, ma non a qualsiasi costo come quello della corruzione. Vedasi la scorretta aggiudicazione degli appalti di lavoro nazionali ed internazionali, l’immissione in commercio di medicinali di dubbia validità terapeutica.
Nella leadership è stato messo più volte in evidenza il no all’ “uomo solo al comando” come criterio strategico e gestionale superato, per minor risultato, da quello della partecipazione di gruppo e della condivisione. Anche sotto il profilo etico, non ha più senso la presunzione del solista, il protagonismo e l’ambizione irresponsabile, la carriera fuori dei contenuti della realtà di mission e di obiettivo.
L’uomo moderno deve limitare e contenere la seduzione del potere individuale per più validi ed importanti traguardi, raggiunti in via collettiva.
L’etica, soprattutto nell’attuale contesto storico, deve essere fiducia verso il futuro, autostima, trovare in se stessi gli stimoli e le motivazioni per le mission di vita e di progetto, pensare positivo anche senza la certezza del risultato e del successo che crea ansia di performance e tensione psicologica. Oggi è logico non accontentarsi mai, perseguendo le cose che aspettano con entusiasmo e al tempo stesso con la sobrietà dei tempi lunghi e difficili.
E’ pensare positivo in gruppo o in comunità senza compiacimento autoreferenziale, ma con disponibilità sempre al confronto, alla competizione, all’accettazione della concorrenza, alla tolleranza ed al rispetto dell’altro, del diverso. L’etica non consente di scivolare nel cinismo.
L’etica chiede concretezza realizzativa, interfacciamento e dialogo con i collaboratori, comunicazione con la governance allargata, con la società, con i mass-media . Dopo tante analisi di studio e riflessione, l’etica chiede sempre una sintesi e una decisionalità.
Serve una comunicazione su quanto ideato, progettato e realizzato ed una azione di convincimento verso le inevitabili resistenze al cambiamento e verso l’indifferenza.
L’etica ha il dovere dell’innovazione possibile in linea con i mutamenti, storicamente inesorabili, della scienza, della tecnologia, dei bisogni umani e delle relazioni del vivere civile. E’ etico rendere gli obiettivi e i progetti sostenibili nel tempo.
L’etica vuol dire valutare le mission e i progetti sia con la cultura scientifica e tecnologica e sia con la cultura umanistica. La cultura è e sempre sarà unica e la valutazione finale deve sempre e comunque essere riportata all’uomo, alla sua storia, ai suoi fini esistenziali. L’uomo non deve essere guidato solo dalla tecnologia.
Conclusivamente leadership ed etica vivono in una stretta connessione se rivolte a obiettivi anche di bene comune e di coerenza interpretativa e realizzativa, che soli danno autorevolezza e credibilità al pensiero e all’opera dell’uomo.