Leadership per cambiare

Marco Milanesi, giornalista, socio del R.C. Bollate Nirone, Distretto 2041, Governatore   2012-2013 del Distretto 2040, responsabile 2014-15 della Task Force Leadership Zona 12  del Rotary International.

 

Non nascondo che, quando Maurizio mi ha chiesto di scrivere questo intervento sulla leadership, la prima idea e’ stata:”ma la gente non sara’ un po’ stanca di questo termine, come altri, un po’ abusato? Non pensera’… Eccone un altro?
Ma l’idea di un contributo che ancora una volta potesse consentire di raccontare di una leadership che aiuta a costruire il futuro, che affonda le proprie radici nella storia e nella filosofia per proiettarsi nell’essere e nel divenire, che ci aiuta a renderci conto di quel che siamo, sia come individui che come societa’, mi ha convinto.
Spero che possa essere utile anche per coloro che amano il Rotary e respirano i suoi profumi ed i suoi sapori, anche per chi e’ cresciuto nelle tradizioni rotariane ed ha voglia di reinterpretarle e valorizzarle.
Perche’ forse noi dobbiamo trasformare il Rotary e non lo trasformeremo con quello che dobbiamo fare, ma con quello che dobbiamo essere.
Essere esempi di coraggio, di voglia di cambiare.
C’e’ bisogno di esempi ed il Rotary ce ne ha forniti e ci da’ la possibilita’ di esserlo noi stessi. E, dal momento che gli esempi non possono che trarre radici dall’etica e dall’integrita’, da questo consegue che e’ dall’integrita’ che trae le radici la nostra leadership.
Si parla sempre piu’ di valori e di vuoto di valori, io preferisco lasciare la disussione ai filosofi ed ai disincantati, perche’ credo in realta’ che, piu’ che di vuoto di valori, si dovrebbe parlare di vuoto di leadership.
Ed e’ la leadership in crisi che crea crisi nella nostra rotarianita’.
Una leadership che e’ invecchiata senza cambiare, al punto tale da apparire addirittura datata rispetto alle trasformazioi che ci circondano. Una sorta di cavaliere senza piu’ cavallo o, se preferite,di pistolero senza pistola.
In realta’ l’immagine del leader e’ molto dinamica, si guarda in giro e sa che non gli bastera’ reagire ai cambiamenti, ma che dovra’ anticiparli, sa che non gli bastera’ il giro piu’ veloce ma che per vincere la corsa dovra’ organizzarsi.
Sa che se rimane proiettato su se stesso per recuperare non recuperera’, sa che l’imperativo e’ abbinare regole e valori .
Ma parliamo un po’ anche di questi valori
Valori come leadership, amicizia, diversita,’ integrita’, servizio, non sono altro che l’implementazione concreta di un buon senso e di una correttezza che dovrebbero essere patrimonio naturale di ogni persona.
Invece siamo ancora costretti a riscriverli per vederli trasgrediti quotidianamente proprio dai rotariani.
Il problema sta nel saper rispettare le reciproche culture adattando le regole alle nuove necessita’ ed e’ importante che qualsiasi regola si scelga non diventi anacronistica rispetto alla realta’ esistente, altrimenti si rischia di scrivere il libretto delle buone intenzioni, i fioretti del mese mariano
L’accelerazione ed il relativo cambiamento sono un’opportiunita’ solo per chi li sa dominare ridefinendo le regole del passato ed adattandole ai valori di sempre.
D’altro canto ogni regola, scritta o no, dovra’ misurarsi con i valori scelti quali riferimenti per il futuro e, nel caso di conflitto stridente, la stessa regola andra’ modificata e a volte, sia pure dopo lunghe e dolorose battaglie, cancellata inesorabilmente
Io sono personalmente ottimista circa la possibile realizzazione di questo connubio vincente di regole e valori, anche se l’ottimismo tuttavia non deve indurre a credere che sia facile operare sul versante del cambiamento culturale.
Lo sforzo che ogni cambiamento culturale prevede rischia sempre di essere vanificato da fatti a volte impercettibili
Non si puo’ modificare una consuetudine semplicemente decidendo che da domani si cambia, si possono coniugare regole e valori, ma e’ utopistico pensare di scardinare un sistema radicato nei comportamenti con un semplice atto di imperio. Occorre operare con pazienza.
Pero’ va fatto con determinazione e senza compromessi, perche’, se cerchiamo di realizzare qualcosa di nuovo semplicemente cambiando qualche attributo a cio’ che si e’ sempre fatto, non faremo altro che rinforzare le situazioni ed alla fine non avremo cambiato nulla.
Se non cambiamo le cose che facciamo non cambiamo i risultati che otteniamo.
ed i leader sanno che per cambiare occorre andare diretti al punto, senza perdere tempo in analisi che in realta’, se troppe, diventano paralisi.
E allora il leader non si fa tante domande. Non si chiede perche’ devo star qui a fare il grillo parlante, cosa ci guadagno, a chi vuoi che freghi veramente?
Perche’ il cambiamento comunque arriva e sommerge anche quelli che hanno sprecato tempo prezioso per accoglierlo.
Penso che, in fondo, le persone abbiano bisogno soltanto di essere aiutate a fare, stimolate a riflettere, motivate.
Per questo non serve proiettare polverose slide ad una platea che dopo un po’ si addormenta nella penombra. Ed e’ altrettanto ridicolo vedere alcuni incontri motivazionali in stile weight watchers, in cui si compiono gesti inutili, come certe cure che servono piu’ alla pace morale degli infermieri che per la guarigione dei pazienti ed alla fine, tutti contenti, si canta we are the champions. Somos todos caballeros.
No probabilmente occorre solo essere capaci di trasformare la pratica in realta’ attraverso l’ironia, la dialettica, il confronto aperto.
Questo e’ cio’ che dobbiamo fare con la nostra leadership.
Occorre riattivare teste pensanti, anichilite da anni di mera consuetudine, per le quali tutto si risolve in un incontro settimanale, preferibilmente conviviale, con l’obiettivo di ascoltare una interessantissima conferenza, nei casi piu’ illuminati di fare un po’ di beneficenza, ma senza spunti di motivazione su cui riflettere.
Allora la nostra leadership richiede semplicemente che abbandoniamo o riduciamo fortemente la vita rotariana delegata alle regole consuetudinarie, e’ il momento in cui i leader debbono riappropriarsi del diritto di gestire con responsabilita’ e discrezionalita’ la loro fetta di Rotary. Discrezionalita’ e responsabilita’ non aumentano il lavoro che dobbiamo fare anzi creano piu’ interesse per cio’ che facciamo e nel contempo questo aumentato interesse diverte le persone.
La tristezza organizzativa deriva dall’ottusa e talvolta ridondante applicazione di regole e norme frequentemente obsolete ed inutili.
Una leadership divertente muta il suo carattere, cioe’ le sue caratteristiche, frequentemente e senza fare tragedie, modifica il ruolo delle persone, cambia le persone di ruolo, muta le proprie strategie quando cambiano le condizioni. Prova e riprova. Lancia costantemente nuove sfide. Se vince brinda alla vittoria, se perde riprende con lena (mai con tristezza) la rincorsa. Si confronta con gli altri con spirito sportivo. Ammette i suoi limiti senza disperazione e gioisce senza prosopopea.
E qui giochiamo il nostro ruolo di leader per rafforzare i nostri club.
Dobbiamo essere leader che sanno muoversi per obbiettivi comuni indipendentemente dalle nostre visioni religiose o ideologiche. I club sono palestre di rispetto e di confronto con chi la pensa in modo diverso da noi.
Sono proprio questi valori che mancano nella politica italiana di oggi.
Nella politica c’e’ poca leadership di stile rotariano. La leadership rotariana induce a superare le differenza, a focalizzarsi sui problemi e sul modo di risolverli, anche perche’ il modo migliore di non avrere problemi e’ risolverli.
E allora noi dobbiamo fare politica. Occuparci della polis, del bene comune, in una logica che supera quella della rappresentanza partitica. In spirito di volontariato, mettendo insieme risorse intellettuali e anche materiali che sono esclusivo frutto del nostro impegno di leader.
Leader normali.
E’ la normalita’ che ci qualifica. Cerchiamo chissa’ quali cose speciali e ci dimentichiamo della bellezza e del fascino della normalita’ quotidiana del nostro agire, su cui costruire. Parlando con i vari rotariani io ho scoperto imprenditori e professionisti che mi hanno consentito di leggere nella nostra realta’, una realta’ neanche tanto inattesa per la verita’, di leader. Ho scoperto che si puo’ combinare un mosaico di notizie, di situazioni, di testimonianze che contribuisce a dare del Rotary un’immagine tutt’altro che subalterna, ma dotata al contrario di forte capacita’ innovativa, di una leadership che e’ in grado di abbattere il pregiudizio e ridare la percezione giusta della nostra organizzazione.
Resta una domanda. Come far si’ che questo mosaico diventi concretamente diffusivo dei valori che animano i suoi protagonisti?
Risposta non difficile.
Se ognuno di noi e’ modello professionale, il peso del suo lavoro e’ importante, per cui la nostra leadership ci da la possibilita’ di chiarire i nostri pensieri di esprimerli e sottoporli al confronto. Non siamo la specie eletta, ma dobbiamo essere pronti ad impegnarci socialmente come rotariani in grado di essere riferimento di consultazione per le istituzioni.
Essere leader e far sapere che lo siamo e’ importante non tanto per essere lodati e gratificati, quanto per essere riconosciuti e connotati come organizzazione che si adopera in maniera efficace a favore di chi ha bisogno e farci connotare come partner validi ai quali dare aiuto da parte di chi ha i mezzi finanziari e come strutture tali da poterci affiancare anche per i progetti di portata piu’ ampia. Altrimenti che significato ha essere rotariani a Piacenza, Mantova, Roma, Palermo, Sondrio o Milano?
Non basta pagare le quote e partecipare ad almeno meta’ delle riunioni, noi dobbiamo farci riconoscere come soggetti pensanti e con precise responsabilita’ sociali. Capaci di esprimere opinioni tramite una leadership che esca dal Rotary per essere rilevata ed essere rilevante.
La nostra leadership per essere autrice di trasformazione, deve saper creare un futuro non solo immaginato, ma costruito utilizzando le esperienze passate, senza pero’ farci porre vincoli dal passato. Il nostro valore fondante e’ esprimere societa’.
Invece stiamo sempre piu’ trasferendo questo valore fondante da civil work a beneficenza. E la beneficenza non porta mai lontano, infatti i nostri club si svuotano di significati e di persone.
A questo proposito permettetemi un inciso.
Sono fra coloro che non si strappano le vesti per la diminuzione quantitativa dei soci, molti sembrano dimenticare che la loro funzione di leader e’ quella del lievito. Ogni buona massaia sa che ne basta poco per far fermentare la grande massa della pasta. Quello che importa e’ che non sia marginale.
Cio’ che conta oggi forse non e’ pensare a risolvere i nostri problemi di effettivo, dilatando le classifiche o pensando ai giovani ed alle donne come ad un che di esotico, senza volerci peraltro mai veramente scommettere. Cio’ che conta oggi e’ la capacita’ di creare valore, di immettere intelligenza nell’organizzazione, per non perdere quella valenza professionale che e’ nostro valore fondante, se si vuole continuare ad esprimere presenza nella societa’ .
Siamo in grado di farlo. Siamo leader e consci che anche per noi un giorno il futuro si chiamera’ passato, ma anche consapevoli che il momento di far ascoltare la voce del Rotary e’ sempre adesso. Combattiamo con quelli che non lo vogliono fare, se vogliamo fissare il Rotary nella storia del XXI secolo con la splendida forza d’urto della nostra tenacia, del nostro coraggio, della nostra leadership.

 

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