Paul Harris – Sunto del romanzo biografico sull’uomo che fondò il Rotary

Luciana Stringhini, dottore commercialista, socia del Rotary eClub 2050.

 

 CatturaPremesso che questo è stato il primo libro che ho letto sulla vita di Paul Harris, quando il nostro Governatore Fabio Zanetti ha omaggiato Maurizio con questo testo, mi sono molto incuriosita e l’ho letto tutto d’un fiato.
Il testo nasce in occasione del decimo anniversario della costituzione del Rotary club Brescia Sud-Ovest Maclodio ed il ricavato della sua vendita è destinato al progetto Polio Plus.
Nel settembre 1946, Paul Harris, presidente emerito del Rotary International, ricevette la richiesta da parte del presidente di un Rotary Club bresciano, con l’invito a recarsi in Italia per la celebrazione del decimo anniversario di attività del club. Paul Harris, declinò l’invito per ragioni di salute, ma si impegnò ad inviare un racconto epistolare della storia della sua famiglia e degli epici anni della fondazione del Rotary. Lettera dopo lettera si è arrivati ad un inatteso romanzo autobiografico.
Il libro parte dal lontano 1619, nel famoso viaggio dei Padri Pellegrini che lasciarono l’Inghilterra per avventurarsi nelle Americhe. Tra questi viaggiatori c’era il tris-tris nonno di Paul, John Alden, definito un curioso viaggiatore esperto nella conservazione del cibo in botte. Insieme al reverendo Brewster, animati da “fratellanza e solidarietà, sacrificio e lavoro, speranza e preghiera”, salparono sul Mayflower per le Americhe.
John Alden sognava un mondo nuovo, basato sul rispetto reciproco, la libertà delle opinioni, il libero scambio di merci e soprattutto delle idee. John sposò Priscilla Mullins, altra partecipante alla navigazione verso le Americhe, e nel 1621 ebbero un figlio, Joseph, creando così una linea di discendenza che arriverà fino a Rosinda Alden, la bisnonna di Paul.

La storia narrata nel libro salta due secoli arrivando all’età dell’oro. Il nonno materno di Paul, Harry, stimato avvocato dell’Illinois, spinto da un carattere impulsivo e avventuroso, decise di investire ogni suo risparmio per finanziare, organizzare e guidare una spedizione in California alla ricerca dell’oro, convinto che sarebbe tornato carico del metallo giallo dalle sue donne di famiglia, la moglie e la figlia Cornelia, madre di Paul.
In questo viaggio molto avventuroso, insieme a quattro aiutanti che diventarono poi suoi amici, incontrarono una tribù Navajo che gli fece capire che gli agi e le ricchezze non erano nulla senza la libertà, senza la compassione per gli altri, senza la solidarietà e il rispetto reciproco, non solo tra gli uomini, ma anche tra i popoli e le nazioni. E quella degli indiani d’America era per l’appunto una nazione. Harry non trovò mai l’oro e tornò a casa dopo aver saldato tutti i conti in sospeso poiché voleva lasciare il miglior ricordo di sé, di irreprensibile gentiluomo, dilapidando però quasi tutte le sue sostanze di famiglia. La figlia Cornelia sposò George Harris nel maggio del 1864 ed il 19 aprile 1868 nacque Paul. A causa della dissolutezza dei genitori, Paul Harris a quattro anni, insieme al fratello maggiore Cecil, furono mandati dai nonni paterni nel villaggio del New England, con un distacco tremendo dalla madre.
Qui visse diciassette anni tra i precetti di parsimonia calvinista. I ragazzi si dovevano occupare dell’orto e contribuire con il lavoro nella stalla. Paul visse i suoi primi anni immerso nella natura e nei libri della nutrita biblioteca del nonno, ma con uno spirito di amabile ribelle. La nonna Pamela riconosceva nel nipote lo spirito dell’avo John Alden che lei non apprezzava assolutamente. Paul capì che i libri avevano il potere meraviglioso di conservare la memoria e i pensieri di coloro che li avevano scritti per sempre. Tutte queste esperienze legate alla gioventù di Paul sarebbero riemerse con forza nella vita adulta, mischiandosi all’educazione calvinista di casa Harris ed alla sua indole avventurosa. Dopo sette anni di vita con i nonni paterni, la madre Cornelia Bryan andò a far visita ai due primi figli presso i nonni e si fermò tutta l’estate. Paul poté conoscere e apprezzare il carattere fresco e moderno della madre, dovuto anche al sangue irlandese ribelle, che male si conciliava con gli austeri principi della nonna.
Paul fu iscritto in un severo e prestigioso collegio poco distante da casa, ma da dove fu espulso per non aver apprezzato la sua goliardica esuberanza.
Per Paul fu un vero colpo che lo fece vergognare soprattutto agli occhi della nonna Pamela.
Il nonno decise pertanto di iscriverlo all’Accademia militare del Vermont, poiché pensava che la dura disciplina militare avrebbe aiutato il nipote a dominare le velleità da giovane ribelle così da dare sfogo alla fantasia e all’eclettismo che gli riconosceva.
Iniziò così la vera maturazione di Paul, lavorò sodo e fortificò il fisico e il carattere. Studiò duramente e fece attenzione a non trasgredire nessuna regola dell’Accademia e nel 1885 il cadetto Paul Percy Harris si diplomò con ottimi voti.
Si iscrisse all’università del Vermont ma si lasciò andare ancora una volta alla sua indole goliardica che lo portò all’espulsione anche da questa università. Ammise però le sue colpe con il nonno, che apprezzo la sua franchezza. Fu affidato alle cure di un tutore privato per la preparazione all’ammissione all’università di Princeton, da sostenere nella primavera del 1887, dove fu ammesso. Nel marzo del 1888 il nonno Harris morì e Paul si rammaricò di non averlo potuto salutare. La nonna Pamela gli rivelò che il nonno riponeva in lui le stesse speranze che erano state deluse verso il padre di Paul. Gli chiese di lavorare duramente e di vivere onestamente per onorare il nonno e per essere a lui riconoscente per tutto quanto aveva fatto in vita per lui. Sentendo su di lui la responsabilità di frequentare una università molto costosa a spese della nonna, Paul decise di lasciare l’università e di cercare un lavoro e iniziò la sua formazione aziendale presso la Sheldon Marble Company, una cava di marmo nel Vermont. La giornata lavorativa prevedeva la sveglia alle cinque del mattino, una veloce colazione e un miglio a piedi per arrivare in ufficio. Prima di tutto doveva accendere le stufe, poi spazzare i pavimenti e spolverare le scrivanie, prima dell’arrivo dei venditori e funzionari. Durante la giornata Paul era a servizio di tutti coloro che avevano bisogno di una commissione, portando a compimento un insegnamento del nonno che diceva di non restare mai con le mani in mano, ma rendersi sempre utili e pronti all’azione. Paul era affascinato dal marmo e da come veniva estratto dalla cava. Ricordava la Pietà di Michelangelo vista su un libro della biblioteca del nonno. Alla fine del primo semestre di apprendistato fu promosso al rango di impiegato. Però la nonna Pamela lo convinse a riprendere gli studi per onorare il nonno e grazie al lascito dello stesso. Riprese così gli studi a Iawa City ove si laureò nel giugno del 189 in giurisprudenza, senza la presenza della nonna che nel frattempo e in modo solitario era morta.
Paul anche grazie all’autore Thoreau che adorava, capisce che la vera amicizia è il bene più prezioso e che avrebbe cercato di arricchirsi nella vita ma non di soldi quanto di persone vere.
Paul dopo la laurea decise di prendersi del tempo per conoscere i mondi che aveva apprezzato solamente sulla carta, poiché riteneva che la sola via per conoscere se stessi è conoscere gli altri.
Iniziò la sua avventura da San Francisco ove suo nonno andò a cercare l’oro. Proseguì per Los Angeles con un amico trovato a San Francisco, lavorando in campagna di volta in volta per mantenersi nel viaggio. Successivamente andò a Denver, in Colorado, ove imparò a recitare e dove si ritrovò a lavorare in una fattoria al seguito del bestiame. Approdò a Jacksonville in Florida, dove fece il portiere di notte che gli permise di leggere tutta la notte. Tramite questa esperienza fu presentato ad un uomo d’affari nel marmo che lo assunse come rappresentante con mandato su tutto il territorio dello Stato. Grazie a questo lavoro, oltre che a una sicurezza economica, poté viaggiare in tutto lo stato americano e successivamente in Europa, grande sogno di Paul. In Italia si recò a vedere la Pietà di Michelangelo ove “una sorta di consapevolezza di come l’arte, l’amore, la bellezza della vita e l’impegno da infondere in essa per darle significato, fossero indissolubilmente legati e accessibili solo per chi fosse in grado di vedere e non solamente di guardare”. Il viaggio durò cinque anni, per poi trasferirsi a Chicago ove esercitò la professione di avvocato, era il 27/02/1896.
Il libro prosegue illustrando tutta la nascita del Rotary, ma mi sono voluta appositamente fermare a questa prima parte del libro, che narra la vita e la formazione dell’uomo Paul Percy Harris, poiché mi ha toccato profondamente la sua esperienza di vita. Il suo desiderio non solo di guardare il mondo, ma di viverlo in prima persona, riportando le sue esperienze personali, non in solitudine e in modo distaccato, ma aprendosi agli altri, ascoltandoli, facendo tesoro delle esperienze, basando tutta la sua vita sull’amicizia e sui sentimenti profondi che si radicarono per sempre dentro di lui. Questa è la base su cui è nato il Rotary. Sì, forse i tempi erano diversi da quelli di oggi, ma lui non disdegnò mai alcuna attività professionale, le provò un po’ tutte, sia quelle manuali che quelle intellettuali e tutte lo hanno formato, tutte gli hanno lasciato un segno. Io pensavo ad un uomo superbo, conscio dell’esclusività della sua professione, soprattutto per quei tempi, e invece è andato a cercarsi come uomo, prima di tutto, per incontrare altri uomini. E questo mi è molto piaciuto.

Una volta ancora ho avuto la dimostrazione che la conoscenza è indispensabile per accrescere la consapevolezza ed il senso di appartenenza a questa grande associazione.

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