Rotary e Unione Europea

Domenico Panarelli, avvocato, socio del Rotary eClub 2050.

Con riferimento al motto del presidente internazionale Sakuji Tanaka: “la pace attraverso il servizio” voglio proporre alla nostra discussione il tema della pace e dell’unità europea.

Sempre più spesso in questi tempi assistendo a manifestazioni di euroscetticismo ad un rotariano viene da chiedersi  se e come i valori fondamentali del RI e la pratica di vita e di azione rotariana possano dare un contributo per lo sviluppo di una cultura nuova idonea a favorire la formazione dei cittadini di quell’Europa, oggi Unione Europea, che per essere tale deve diventare l’Europa Unita della politica e della gente comune e non solo l’Europa delle affari, dei banchieri e della finanza.

Questo perché un’Europa unita è essenziale per un mondo riconciliato ed in pace.

L’adozione della moneta unica, erroneamente intesa da molti Paesi come un punto di arrivo, mentre rappresenta solo un passaggio, seppure molto importante per l’unità europea,  ha creato i gravi problemi che stiamo tutti verificando.

Questo proprio perché l’Europa dell’economia non è l’Europa della politica e tale non diventerà in conseguenza di opportunità o necessità economiche (il mercato globale) o tecnologiche (il villaggio globale) o in esecuzione di provvedimenti emanati a seguito di trattative, negoziati o decisioni delle commissioni  o istituzioni di Bruxelles o Strasburgo, burocrazie spesso ottuse e non esenti da giustificate critiche.

L’unità europea sarà tale soltanto per l’affermazione di valori comunemente percepiti dai cittadini dei vari Paesi come rappresentativi di una nuova identità culturale e morale in cui essi si riconoscono.

I valori comunemente percepiti dai singoli come fondamento della propria cultura, infatti, permangono tali pur nella diversità di lingua, storia, costumi, religione ed assumono per essi valori universali.

Diceva Jean Monnet, un grande padre fondatore dell’Europa unita: “Se dovessi ricominciare, ricomincerei dalla cultura”.

E Giorgio Strehler, fondatore con Jack Lang dell’UTE (Unione dei teatri d’Europa), ebbe a dire che “Potremo parlare di un’Europa unita e veramente degna di questo nome soltanto se ci appoggeremo concretamente sui valori della sua cultura che è certamente una cultura della diversità, ma che nasce da un fondo umanista comune”

Gli europei devono ritrovare un fondo culturale comune che superi i miti delle piccole patrie e gli egoismi e le esasperazioni sempre negative dei nazionalismi e delle identità subculturali, per affermare come valore condiviso l’appartenenza ad una comunità più ampia di uomini e donne di cui vanno rispettate le diversità con spirito laico ed aperto.

Tutto ciò non sembra impossibile allo stesso modo che l’appartenenza al RI e la pratica degli ideali e delle azioni rotariane consente a ciascuno di noi di condividere valori comuni che superano le barriere di lingua, storia, costumi, religione e che ci fanno partecipi di una società più ampia e ci consentono di considerarci amici ancor prima di conoscerci, appunto perché rotariani.

Nel 1981, in occasione di un gemellaggio tra un RC italiano ed un RC della Repubblica Federale, gli amici tedeschi affermarono che l’Europa non sarebbe mai stata unita finché la Germania fosse rimasta divisa. Allora questa affermazione sembrò evocare solo un sogno che pure diventò  poi realtà.

Da europeista convinto penso che si possa sognare un’Europa veramente unita che abbia ritrovato una sua propria identità culturale europea e che si avvii a vivere un suo secondo rinascimento allo stesso modo che gli uomini del cinquecento si sentivano cittadini europei perché eredi e continuatori della classicità greca e latina.

Da rotariano penso che i rotariani possano svolgere un ruolo guida nei propri Paesi perché si sviluppino sempre più quei valori che sono poi i valori rotariani e che possono bene assumere valore universale e diventare quindi base culturale per la nuova Europa.

Noi rotariani sappiamo bene che superare egoismi e posizioni di parte è un valore importantissimo che ci induce ad operare con spirito di servizio: “service above self, e ciò non certo per spirito altruistico o moralistico, non per carità ma per giustizia, perché “he profits most who serves best”.

Se quindi noi rotariani possediamo la cultura del servizio: il lavoro stesso inteso come servizio e il servizio al di sopra del singolo come valore aggiunto della propria attività professionale; se noi rotariani possediamo la cultura dell’amicizia praticata nei Club e tra i Club e dell’accoglienza di ogni singolo socio in ogni Club del mondo intero; se noi rotariani siamo attenti ai più deboli ed indifesi e siamo solidali con i popoli e i Paesi più poveri ed oppressi; se noi operiamo seguendo l’insegnamento di Paul Harris, con  spirito di tolleranza e con ampia disponibilità non solo a capire i comportamenti altrui ma soprattutto a rispettarne le convinzioni ed i valori; se noi rotariani europei, operando nelle nostre professioni e nelle nostre aziende, nelle associazioni professionali ed imprenditoriali, nelle scuole e nelle università, e dovunque nella società civile, esercitiamo il nostro ruolo e la nostra autorevolezza per  promuovere e propagare  i nostri valori ed i nostri ideali, io penso che solo per questo avremo dato un grande contributo allo sviluppo dell’Europa unita, che sarà sviluppo di prosperità e di pace nel tempo per noi e per le generazioni future.

Voglio chiudere con la testimonianza del rotariano francese Henri Rieben, Presidente della Fondazione Jean Monet per l’Europa. Lo stesso, con riferimento ad una riunione tenutasi nel 1958 tra RC austriaci, francesi, tedeschi e italiani, ed avente come tema la riconciliazione e l’unione degli europei, riferisce di un rotariano che intervenendo indicò un lato dell’assemblea e disse: “dal 1914 al 1918 io ho combattuto contro di voi”, poi girandosi verso l’altro lato dell’assemblea  proseguì: “dal 1939 al 1944 io mi sono battuto anche contro voialtri e ora lo scopo della mia vita e spero anche quella ogni rotariano europeo  è quello di contribuire alla nascita di un’Europa riconciliata ed unita nella quale i nostri figli e i figli dei nostri figli poi, saranno liberi da queste tragedie”.

Credere e operare per un’Europa sempre più unita, per noi rotariani europei, può far si che “il nostro servizio nel Rotary,  “sia ichiban – in modo che possiamo fare e dare il meglio per La pace attraverso il servizio.”

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