Sette anni al servizio della Fondazione Rotary

Francesco Ferron, ingegnere, socio del Rotary eClub 2050.

 

Il tema assegnatomi da Maurizio prevede necessariamente che parli, se non di me, anche di me. Confesso che è cosa che non faccio mai volentieri, ma che rotarianamente devo accettare.
Circa otto anni fa l’allora Governatore entrante ‎Gianni Jandolo mi telefona chiedendomi la disponibilità ad assumere la presidenza della Commissione sovvenzioni umanitarie. Mio semplice passato, segnalatogli dal Presidente distrettuale della Fondazione Rotary (in seguito per semplicità FR) Carlo Vailati Riboni, era quello di avere condotto per conto del mio club in autonomia e concluso con successo uno dei fino ad allora non numerosi Matching Grants effettuati all’interno del distretto 2050.
Va detto infatti che nel nostro Distretto, e dai dati suppongo anche altrove, la corretta conoscenza e il giusto rapporto con la FR‎ ha avuto difficoltà a svilupparsi; il programma EREY (versamento annuale di 100 $ di ogni rotariano) era partito in modo più subìto che convinto da parte dei club e affidava la sua performance su alcuni club decisamente generosi a compensazione degli altri, assenti. Era sufficientemente diffusa anche fra rotariani “doc” l’opinione che la FR fosse la stampella più che il braccio operativo del Rotary, una specie di “buco nero”.
Con l’entrante Presidente distrettuale della FR Fabio Pedretti si definì una strategia che portasse a dimostrare il vero: che la FR è una risorsa da cui si riceve oltre al dare.
Lanciammo la proposta di aiuto distrettuale ai progetti umanitari, ai club allineati con i versamenti alla FR dell’ultimo triennio, con la regola di partecipazione del 25% di quanto stanziato dal club; ovviamente con un tetto massimo di partecipazione fissato annualmente in funzione della disponibilità di fondi di designazione distrettuali.
Per chi non conosce la materia va spiegato che il Distretto dispone attraverso la FR, su presentazione di progetti umanitari gestiti, ‎del 50% di quanto versato al Fondo Globale (programma EREY) dai club di appartenenza .
Secondo la formula sopraddetta, al Seminario della Fondazione fu lanciato il programma di Sovvenzioni Distrettuali Semplificate per progetti umanitari sul territorio, fornendo un regolamento di assegnazione e moduli standardizzati per domanda e report, acquisibili sul sito distrettuale oltre che inviati a tutti i presidenti e segretari entranti.
Questo programma ebbe e continua ad avere grande accoglienza e successo.
La medesima formula di partecipazione fu adottata anche per i progetti internazionali realizzati in Matching Grants, con il risultato che il club si trovava un intervento del 50%‎sul budget del progetto.
Questo ‎ci permetteva di presentarci al club dicendo: “sei in regola con i versamenti alla FR, hai un buon progetto umanitario internazionale e, quindi, assicurati di avere la metà del necessario e di essere capace di condurre con successo il progetto, all’altra metà dei soldi pensiamo noi e ti arriveranno prima di iniziare”.
A parte isolati club endemici, il programma ha avuto riscontri molto positivi‎ ed ha contribuito a far conoscere la FR, diffondendo la conoscenza della sua attività e creando di conseguenza un’immagine positiva della stessa.
Altra conseguenza, a mio avviso interessante, è l’aver contribuito ad avvicinare i club al Distretto, presente non solo per chiedere o proporre di fare ma anche aiutare, contribuire, partecipare oltre che conoscere le iniziative dei club e stimolarne la corretta gestione.
Secondo questo disegno i miei sette anni li ho trascorsi “in casa dei club”. Ho sempre preferito assistere i club presso i loro consigli, caminetti o conviviali, per diffondere conoscenza e stimolo alla attività.
Il mio messaggio era semplice: “Hai un progetto umanitario locale o internazionale? Puoi contattarmi per verificare la possibilità di avere una sovvenzione e ricevere istruzioni in merito”.
Un governatore ad un Congresso mi presentò come “consulente a domicilio”; la definizione mi fece sorridere, ma forse aveva ragione.
Un solo dato a testimonianza della attività dei club nei progetti umanitari e del peso della FR riferiti ad un triennio (2010/2012)‎: importo totale dei progetti 675.000 $ di cui 405.000 dai club (60%) e 270.000 (40%) dalla FR.
Ma l’esperienza più importante per me nei 7 anni di attività distrettuale per la FR è stato che mi ha fatto conoscere il Rotary, il Rotary del fare; mi ha dato l’opportunità di relazionarmi con tanti rotariani di qui e in giro per il mondo, attivi per aiutare un prossimo bisognoso e meno fortunato, cui la FR fornisce l’indispensabile stimolo e successo alla loro dedizione.
Ho maturato l’idea che il Rotary senza la FR sparirebbe e che, pertanto, senza conoscere la FR non si conosce il Rotary.
Concludo con la certezza non retorica di aver dato qualcosa ma ricevuto molto.

 

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