Storia sintetica del Rotary International

Alejandro Gaston Jantus, giornalista, socio del RC Roma Capitale (Distretto 2080).

 

Servire al di sopra di ogni interesse personale: questo è lo scopo dei rotariani. Lo spirito di questo sodalizio internazionale è rimasto quello del suo fondatore, l’avvocato americano Paul Percy Harris. Il suo motto era: incontrarsi per aiutare a servire meglio la società e ancora oggi sono proprio l’amicizia e la tolleranza a tenere uniti un numero di rotariani che nel mondo sono oltre un milione. Essere soci del Rotary Club, dunque, non è solo uno status symbol ma anche e soprattutto un impegno a favore del prossimo.

Il primo Club Rotary fu fondato a Chicago dall’avvocato Paul Percy Harris, arrivato alla professione dopo una laurea a Princeton e dopo avere svolto diverse attività: giornalista, attore e perfino commesso viaggiatore. Harris, nativo del Wisconsin nel Vermont, per costruirsi un avvenire decise di trasferirsi a Chicago, una metropoli affascinante ma spietata. Il 23 febbraio 1905 convocò nel suo studio tre giovani uomini d’affari: Silvester Schiele, Gustavus Loehr e Hirma Shorey. Ai suoi tre amici Harris prospettò l’idea di fondare un nuovo club per businessmen nel quale fossero rappresentate tutte le attività economiche e professionali di una comunità.

Harris voleva sentire intorno a sé e fare sentire anche agli altri quel calore umano che era difficile trovare a Chicago in quegli anni di piombo. Il fine doveva essere quello di servire la società con un impegno personale per migliorare la comunità, formando i principi della più alta rettitudine nella pratica degli affari o delle professioni e promuovendo la causa della pace mondiale. L’aspetto internazionale del club era fondamentale per Harris, uno strumento a suo avviso indispensabile per rafforzare la comprensione tra i popoli, dando vita a scambi culturali tra differenti nazioni.

Come motto fu scelto «Service above self. He profits most who serves best» (Il dovere al di sopra di se stessi. Guadagna di più chi più si mette al servizio degli altri). Quanto al nome fu scelto qualche tempo dopo la prima riunione quello di «Rotary» perché i primi soci del Club avevano l’abitudine di riunirsi a rotazione nel luogo di lavoro di ciascuno di essi. Con la crescita del numero degli iscritti si dovette poi scegliere una sede e le riunioni diventarono «conviviali».

I soci decisero di incontrarsi una volta alla settimana a pranzo o a cena, di solito in un ristorante di un albergo o di un circolo privato. Ma il concetto di rotazione è rimasto sempre presente per la regolarità con la quale ruotano le cariche e fu tradotto anche nel distintivo che tutti i soci devono portare all’occhiello: una piccola ruota dentata che oggi come allora accomuna milioni di uomini e donne arrivati al massimo della loro affermazione professionale e impegnati nel progresso della società e nella ricerca del bene comune.

L’Italia con il Club di Milano -il primo sorto nel nostro Paese- fu la settima nazione europea ad accogliere l’idea di Paul Percy Harris, 18 anni dopo la fondazione a Chicago del primo Rotary Club. Gli ideali rotariani si diffusero rapidamente in Italia e dopo appena 2 anni dalla costituzione del primo club italiano, il Rotary International era presente nel nostro Paese con 11 club e tra i suoi membri vi erano anche i principi della Casa Reale.

Negli Anni Venti e Trenta, il Rotary rappresentava uno status symbol riservato a pochissimi «eletti». Accedervi era quasi impossibile. Poi nel 1938 le attività dell’associazione in Italia vennero interrotte per 10 anni e vennero riprese il 24 febbraio 1948, giorno in cui ebbe luogo la prima riunione post bellica all’Hotel Excelsior di Roma alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi. Da allora la storia del Rotary in Italia è stata un continuo arricchirsi di nomi prestigiosi.

Negli ultimi anni il Rotary è stato caratterizzato da una progressiva apertura sociale, diventando un corpo intermedio molto sensibile a nuovi contributi di opere e di idee, ma sempre attivo nel fare fronte ai bisogni della società: dalle questioni ambientali a quelle sanitarie. Determinante è stato l’impegno rotariano nella lotta per debellare la poliomielite che fino ad alcuni decenni fa rappresentava una minaccia per i bambini di tutto il mondo e che ancora oggi vede il Rotary International impegnato nella sua campagna di distribuzione del vaccino. L’obiettivo è quello di debellare completamente la malattia.

A partire dal 1989 l’organizzazione ha aperto le porte anche alle donne, che prima potevano prendere parte solo al Rotaract, la sezione giovanile riservata a uomini e donne dai 18 ai 30 anni. Nati come programmi di servizio del Rotary International, i Rotaract derivano il nome dalla combinazione delle parole ROTARy ACTion.

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